Unicef: "Un terzo della popolazione mondiale è senza acqua potabile"
Sono ancora troppe le persone nel mondo che vivono in condizioni igienico-sanitarie rischiose per la salute a causa della mancanza di acqua potabile. Ogni giorno, infatti, circa un terzo della popolazione mondiale deve far fronte all’assenza di servizi igienici adeguati alle proprie esigenze. Lo rivela il rapporto “Progress on Sanitation and Drinking Water 2013” pubblicato dall’Organizzazione mondiale della Sanità in collaborazione con l’Unicef, nell’ambito del programma congiunto di monitoraggio su forniture idriche e servizi igienici.
Dal 1990 al 2011 la diffusione dei servizi igienico-sanitari di base nel mondo è aumentata sensibilmente: quasi il 64% della popolazione mondiale ha infatti accesso a strutture adeguate che rispettano gli standard minimi di igiene, garantendo anche alle comunità più povere una migliore qualità della vita. L’incremento ha riguardato soprattutto l’Asia orientale dove le condizioni igienico-sanitarie sono in netto miglioramento.
Ma nell’Africa sub-sahariana e nei paesi dell’Asia meridionale milioni di persone non dispongono di acqua potabile direttamente nelle proprie case ed è ancora molto diffusa la pratica della defecazione all’aperto, con conseguenze anche gravi per la salute. Acqua e alimenti sono infatti a forte rischio contaminazione e a farne le spese sono soprattutto i bambini al di sotto dei cinque anni, tra i quali le malattie diarroiche sono la principale causa di morte. E sebbene l’uso di acqua potabile sia in aumento un po’ ovunque, ancora oggi 768 milioni di persone non hanno accesso a fonti di acqua bonificata, e tra di esse 185 milioni utilizzano per lo più pozzi o sorgenti non protette per le proprie necessità giornaliere, soprattutto nelle aree rurali.
“È un’emergenza non meno sconvolgente di un grande terremoto o di uno tsunami – ha detto Sanjay Wijesekera, Responsabile mondiale del programma Acqua e Servizi Igienico-sanitari dell’UNICEF – Ogni giorno centinaia di bambini muoiono; ogni giorno migliaia di genitori piangono i propri figli e le proprie figlie. Noi possiamo e dobbiamo agire di fronte a questa enorme e quotidiana tragedia umana”. Per questo, come sottolinea il rapporto, è necessaria una mobilitazione della comunità mondiale “per unire l’impegno e mettere fine alle deiezioni all’aperto entro il 2025”.