No Tav contro gli operai: "Chi lavora nel cantiere è condannato"
Dopo l’assalto di due notti fa al cantiere della Tav in Val Susa, ieri sono comparse su un blog legato al movimento No Tav, accuse gravi e minacce nei confronti dei lavoratori del cantiere. Su Maverick news, infatti, in un post del 14 maggio gli operai della Tav vengono definiti dei “crumiri” che con “la loro scelta egoista” si mettono “fuori dalla loro comunità”. “La loro scelta egoista – si legge sul blog – li condanna meritatamente ad una difficile convivenza con il territorio”.
E gli operai diventano “crumiri”. Secondo Maverik news questi operai che “si vendono per trenta denari” e che “si macchiano di comportamenti abbietti e antisolidali”, “li hanno sempre chiamati CRUMIRI e non hanno mai avuto vita facile. Lo sa chiunque abbia mai visto un picchetto di fabbrica. Non per niente a proteggere i crumiri ci hanno sempre pensato la polizia e i corpi armati dello Stato, anch’essi grandi ‘lavoratori’ che sovente e volentieri si sono macchiati di eccessi”.
La Digos indaga. Il vero problema, secondo il blog no tav, è che l’establishment “ha creato l’icona del ‘lavoratore’, universale e interclassista” che di fatto non fa distinzioni e che permetterebbe, secondo l’autore – Fabrizio Salmoni –, di confondere le acque e di creare un “operaismo” in mala fede. Ora la Digos e il Tribunale di Torino stanno raccogliendo elementi per valutare in sede legale il post pubblicato su Maverik news.
La lotta no Tav non è una guerra tra poveri. Ma, quella che vuole passare come una guerra tra poveri, non ha nulla a che vedere con la condizione degli operai, delle lotte sindacali e della lotta interclassista. Si tratta di una realizzazione di una galleria in una valle. Nulla di più. E contro quest’opera c’è un movimento di alcuni cittadini che legittimamente (ad esclusione della azioni violente) protestano da vari anni. E poi ci sono gli operai che vogliono lavorare e che magari non ritengono l’opera un danno per la propria valle, “i crumiri”. Loro non c’entrano nulla perché la Tav non c’entra con la crisi, con la disoccupazione e con la riduzione dei diritti dei lavoratori. Sono due piani diversi. Ma ora sono gli operai ad avere paura