Image Image Image Image Image Image Image Image Image Image

Diritto di critica | November 21, 2024

Scroll to top

Top

Ddl intercettazioni, con le larghe intese potrebbe esserci l'accordo

intercettazioni-telefonicheIL GRAFFIO – La nuova priorità del Pdl sono le intercettazioni. Prima Berlusconi ha rilanciato sull’Imu, adesso la patata bollente per il governo Letta riguarda il vecchio cruccio Azzurro, per cui proprio oggi è stato depositato un ddl identico a quello presentato da Alfano nel 2011. E con buona probabilità, questa potrebbe diventare la nuova merce di scambio per la tenuta del governo, un provvedimento – quello sulle intercettazioni – verso cui anche il Pd in passato si era dimostrato sensibile, basti ricordare il ddl Mastella: in epoca di larghe intese, qualcuno potrebbe tirarlo fuori dal cassetto. Quando al governo c’era la sinistra, infatti, il ddl venne approvato alla Camera e rimase lettera morta solo perché di lì a poco cadde la maggioranza. Per certi aspetti il provvedimento era anche peggiore del ddl Alfano.

Il deposito del disegno di legge targato Pdl, invece, oggi è arrivato in concomitanza con l’esame della richiesta del gip del Tribunale di Roma, Elvira Tamburelli, per autorizzare l’ascolto di conversazioni telefoniche di Denis Verdini (senatore e coordinatore azzurro) e degli ex parlamentari del Pdl Nicola Cosentino e Marcello Dell’Utrinell’ambito dell’inchiesta P3.

Su tutto l’ombra delle “larghe intese” e dei precedenti che, in tema di intercettazioni, non fanno ben sperare. Già nel 2008, infatti, nel programma del Partito democratico si poteva leggere: “Intercettazioni sì, violazione dei diritti individuali no. Lo strumento delle intercettazioni di comunicazioni telefoniche, informatiche e telematiche è essenziale al fine di contrastare la criminalità organizzata ed assicurare alla giustizia chi compie i delitti di maggiore allarme sociale, quali la pedofilia e la corruzione. Bisogna conciliare tali finalità con diritti fondamentali come quello all’informazione e quelli alla riservatezza e alla tutela della persona. Il divieto assoluto di pubblicazione di tutta la documentazione relativa alle intercettazioni e delle richieste e delle ordinanze emesse in materia di misura cautelare fino al termine dell’udienza preliminare, e delle indagini, serve a tutelare i diritti fondamentali del cittadino e le stesse indagini, che risultano spesso compromesse dalla divulgazione indebita di atti processuali. E’ necessario individuare nel Pubblico Ministero il responsabile della custodia degli atti, ridurre drasticamente il numero dei centri di ascolto e determinare sanzioni penali e amministrative molto più severe delle attuali, per renderle tali da essere un’efficace deterrenza alla violazione di diritti costituzionalmente tutelati”.

Nel programma 2013, consapevoli forse del pessimo effetto sull’opinione pubblica avuto dal ddl Alfano, il Pd ha cambiato marcia. Si legge infatti: “si dovrà porre rimedio alle riforme deleterie del governo in materia di depotenziamento degli strumenti di indagine (intercettazioni), che impediscono un serio contrasto alla lotta alla corruzione e al crimine organizzato, senza tutelare la riservatezza e senza garantire ai cittadini il diritto all’informazione”. Adesso, dunque, tutto pare cambiato. Ma si tratta di un accenno, nel capitolo “Giustizia” non si legge alcunché in merito. Come dire: che sia Berlusconi a portare avanti questa battaglia. E adesso ci sono le “larghe intese”