Calcio italiano, vivai per ripartire da zero
Vivai, ruolo primario della Federazione e formazione dei calciatori. Il sistema calcio in Italia patisce il confronto con la Germania, modello da prendere d’esempio anche nello sport. Non è un caso, infatti, che nel calcio sia due compagini tedesche a contendersi il trofeo più importante, Bayern Monaco e Borussia Dortmund in finale di Champions League. Il nostro paese cerca di guardare all’estero, ma con un occhio alle eccellenze dei nostri vivai. Giovani calciatori che sempre più spesso decidono di tentare un’avventura in Europa invece che rimanere nella propria squadra. Per contenere l’emorragia di talenti, così come negli altri settori lavorativi, dovranno essere approntate nuove misure e iniziative.
Il vicepresidente della Figc, Demetrio Albertini, in una chiacchierata al Forum della Gazzetta dello Sport, ha sviscerato quali sono i punti critici del sistema calcio in Italia: “A livello economico – ha precisato l’ex centrocampista del Milan – il movimento è in crescita, nonostante la crisi. Il problema sarà quando scadranno i contratti televisivi nel 2015. Il problema è dare priorità al progetto sportivo, arginando la fuga di talenti all’estero. Valorizzare e vendere: prima lo faceva la Lega Pro verso la A, adesso la massima serie verso la concorrenza internazionale. Basti pensare a giocatori come Pastore e Sanchez”.
Quello che una volta, unanimemente, era definito il campionato più bello del mondo sta perdendo d’appeal e interesse, anche per la fuga all’estero dei campioni. La Figc, da anni, invano, sta tentando di regolamentare il settore e fornire una linea comune tra le diverse Federazioni. “La Germania – ha spiegato Albertini – ha varato i centri di formazione obbligatori, da quelle parti la Federazione riveste un ruolo centrale. Da noi, invece, è la sintesi di sei componenti. Così è impossibile, per la Figc attuare quella stessa politica sui giovani grazie alla quale ora si parla di modello tedesco. E’ da due anni che c’è la commissione su squadre e multiproprietà: si è riunita due volte, conosciamo tutte le posizioni, ma è necessario incontrarci per smussarle”.
I giocatori italiani, i più giovani, risentono del confronto con i loro colleghi europei. “Solo tre giocatori della nostra nazionale – ha ammonito il vicepresidente della Lega alla Gazzetta – sono usciti dai vivai della Lega Pro e altri 7 hanno militato almeno una stagione in quella categoria, contro i 18 della Germania e della Spagna. Altrove la terza divisione ha una mission fondamentale: la formazione. Da noi no, manca una progettualità nel percorso di crescita e si fa poca esperienza. In Italia si illudono i giovani, il sistema così non regge”.
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