L'Italia come il Pakistan, le donne sfigurate con l'acido
Ancora una donna sfigurata dall’acido, ancora una donna colpita nella sua identità e femminilità. Accade nella civile Italia, apparentemente lontana da quei paesi tradizionalmente associati a questo genere di delitto. Con due episodi simili in poco meno di un mese.
Storie barbare. Samantha, 36 anni, incinta, ha fatto appena in tempo a vedere il suo aggressore prima che l’acido le finisse addosso. Un uomo in scooter le si è avvicinato mentre si recava in ospedale per alcuni controlli, e poi l’orrore. Per fortuna non sembra aver riportato ferite particolarmente gravi, almeno non nel fisico. Secondo gli inquirenti, per il momento, potrebbe trattarsi del gesto di un folle. Lucia, avvocato di 35 anni, invece, il suo aggressore se l’è ritrovato nel pianerottolo di casa ad aspettarla. Ora rischia di perdere la vista e ha il corpo ricoperto di ustioni. Pare che da mesi la donna fosse perseguitata dall’ex fidanzato, avvocato pure lui, ora accusato di essere il mandante dell’aggressione.
Distruggere il simbolo della femminilità. Due agguati efferati, vigliacchi, di chi non sopporta un rifiuto, un gesto di ribellione, o semplicemente odia le donne proprio perché sono donne. E allora si scaglia contro di esse, le colpisce al volto, simbolo della loro femminilità, quasi volesse cancellarne l’ identità. Non per ucciderle ma per condannarle a un calvario senza fine.
Come in Pakistan. Le storie di Samantha e di Lucia non possono non riportare alla mente quelle delle centinaia di donne afgane o pakistane che ogni anno subiscono violenze di questo tipo. Donne sfregiate o mutilate dagli uomini per aver rifiutato di sposarsi, perché sospettate di adulterio o perché vogliono semplicemente studiare e lavorare. Un dramma, però, che non può più essere ridotto soltanto all’integralismo islamico, essendo ormai diffuso in tutto il mondo (in particolare ad esempio in America Latina). E ora anche in Italia, dove una concezione della relazione tra uomo e donna basata sul possesso e sulla sottomissione sopravvive in tutti i livelli della società. Sfociando spesso nella violenza: gli abusi tra la mura domestiche sono purtroppo all’ordine del giorno. Solo nel 2012, 124 donne sono state uccise dai loro compagni. Praticamente una ogni due giorni. Una strage silenziosa, vergognosa, di cui non si parla mai abbastanza e che sta diventando una vera e propria emergenza.