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Diritto di critica | November 21, 2024

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Il business dell'Uranio che alimenta il terrorismo

nucleareL’Inghilterra perde troppo spesso elementi pericolosi, rischiando tante piccole Chernobyl. In dieci anni, oltre 30 incidenti e “sviste” hanno sparso per l’Isola e il mare circostante decine di chili di sostanze radioattive, di cui non si ha traccia. A parte il danno ambientale, sono un rischio concreto: la bomba di Hiroshima aveva un nocciolo di 2 chili di uranio.

Tra le grandi aziende che hanno ‘‘smarrito’’ i materiali radioattivi, ci sono la Rolls-Royce nella sede di Derby, la centrale nucleare di Sellafield nella contea di Cumbria e la Royal Free Hospital di Londra. I documenti, rilasciati dall’associazione britannica Health and Safety Executive mostrano come alcune imprese se la siano cavata con poco più di un avviso, mentre altre con pesanti sanzioni.

Tra gli elementi mancanti spicca una palla di 13 kg di uranio impoverito proveniente dalla Sheffield Forgemasters nel 2008, oltre a piccole balle di itterbio-169 estremamente nocive della Rolls Royce. Il Royal Free Hospital avrebbe perso in un incidente il cesio-137, usato nelle terapie anti-tumorali, con delle conseguenze per la popolazione stimate a medio-lungo termine. In un altro caso, il cobalto-60 è stato trovato in un negozio posto vicino a un’ex centrale atomica, ora dismessa, ad Harwell nei pressi di Oxford.

La società di servizi petroliferi Schlumberger ha ‘‘temporaneamente sospeso’’ il cesio-137 utilizzato su una piattaforma nel Mare del Nord, mentre il General Hospital di Southampton non è riuscita ad individuare una fonte sigillata di iodio-131 nel febbraio scorso. Le Università di York e Warwick hanno ricevuto un avviso scritto, rispettivamente, per migliorare la gestione dei materiali radioattivi, dopo alcuni incidenti nei dipartimenti di scienze. Nel febbraio scorso, la centrale nucleare di Sellafield è stata dichiarata colpevole dai giudici del tribunale di Workington per l’invio di diversi sacchetti di rifiuti radioattivi all’impianto nucleare sbagliato.

Gli esperti pensano che lo ‘‘smarrimento’’ delle sostanze possa favorire i terroristi di matrice islamica. I materiali potrebbero essere utilizzati in attentati terroristici. Elevato anche il rischio ambientale: alcune delle sorgenti radioattive resistono al trascorrere degli anni. Per esempio, il cesio-137 ha una tossicità per circa 300 anni. La sorgente non sigillata di iodio-131, invece, è estremamente volatile, facilmente respirabile e si concentra nella ghiandola tiroidea. I rischi di contrarre il cancro, per chi inala queste sostanze sono molto elevati.