Il manuale Cencelli di Enrico Letta - Diritto di critica
IL GRAFFIO – Nomine degne del miglior “manuale Cencelli”. Tra tutti i sottosegretari, infatti, 23 sono quelli di provenienza Pd (o di area), 10 Pdl, 5 di Scelta Civica e due di Grande Sud, tra cui il suo stesso fondatore, Gianfranco Miccichè. Nessun nome dal MoVimento 5 Stelle che pure ha preso otto milioni di voti ma con le sue scelte ha fatto in modo di restar fuori dai giochi. Tra viceministri e sottosegretari, però, i grandi nomi si contano sulle dita di una mano. Ai grandi esclusi pare che Letta (e Berlusconi) vogliano lasciare la Convenzione per le riforme, per cui sarebbero previste nomine di ben altro calibro.
Tra ministri e sottosegretari, dieci le donne, di cui due viceministri, una nomina su quattro è rosa. Tra queste Michela Biancofiore, la donna accanto a un tronfio Silvio Berlusconi dal dito medio alzato. Lei andrà alle Pari Opportunità, sottosegretario. Poi c’è Gianfranco Miccichè, anche lui noto alle cronache per essere stato già sottosegretario del governo del Cavaliere, leader di Grande Sud e caro amico di Marcello Dell’Utri, andrà alla PA. Ma Enrico Letta non si fa mancare nemmeno la comunità di Sant’Egidio, ben rappresentata prima dal suo fondatore ai tempi del governo Monti, adesso dal sottosegretario agli Esteri, Mario Giro.
Il resto è tutto un’altalena di nomi che pescano un po’ ovunque, a destra, a sinistra, al centro. Per tacer di Grillo che adesso – all’opposizione – avrà gioco facile a urlacciare come sa fare. I suoi proporranno proposte di legge che verranno puntualmente ignorate dagli stessi cui prima il M5S ha chiuso la porta in faccia. E il MoVimento, come è ovvio, si sgonfierà: otto milioni di voti – molti anche di quanti hanno confessato di essere tornati a votare solo perché c’era Grillo, per cambiare le cose – non si concedono per poi limitarsi a fare opposizione. E quella del M5S appare sempre più come un’occasione sprecata.
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