Sciopero della fame dei detenuti a Guantanamo, Obama sotto pressione
Dei 166 detenuti ancora nel carcere cubano, 86 avrebbero in teoria già ottenuto il permesso per essere trasferiti, ma il processo è stato bloccato da una serie di restrizioni imposte dal Congresso. Molti reclusi sono ancora in attesa di un vero e proprio processo e, per di più, non hanno ricevuto mai delle accuse specifiche. Obama, durante la campagna elettorale del 2008, promise di chiudere il carcere che, attualmente conta 166 detenuti, tra i quali c’è anche un cittadino britannico Shaker Aamer.
I detenuti sono alimentati forzatamente, contro la loro volontà. Il rischio di suicidi non è stato mai così alto da 11 anni. Già a metà aprile, il personale medico del carcere certificava che “43 prigionieri stavano effettuando uno sciopero della fame”. La protesta è divampata da febbraio, quando i detenuti hanno unito le forze in cella. I prigionieri che si trovano nel cosiddetto “Campo Sei” hanno coperto le videocamere per impedire alle guardie carcerarie di monitorare i loro movimenti.
L’uomo incaricato di gestire la struttura, il colonnello John V. Bogdan, ha ordinato un blitz alle 5 del mattino, obbligando i detenuti ad andare nelle loro celle individuali. Le guardie si erano preparate da settimane all’operazione. Hanno, infatti, sparato pallottole di gomma contro i detenuti, cinque prigionieri sono rimasti feriti e due di loro avrebbero poi tentato il suicidio.
Attualmente, sono ventitré i detenuti che sono alimentati a forza. Almeno due volte al giorno, le guardie in tenuta antisommossa legano alla sedia o al letto i reclusi, mentre gli infermieri gli infilano un tubo nel naso e giù per la gola. Per questo motivo, nelle ultime settimane, c’è stata una grande richiesta di personale medico nel carcere, con l’arrivo di almeno 40 nuovi operatori.
A 11 anni dalla sua apertura, Guantanamo resta una delle spine nel fianco dell’amministrazione Obama. Per chiudere la struttura serve il beneplacito del Congresso. La Casa Bianca sta pensando di nominare un alto diplomatico del Dipartimento di Stato per gestire il trasferimento dei detenuti.