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Diritto di critica | November 21, 2024

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Tibetani e uiguri, si riaccende la lotta contro Pechino

Due tibetani si danno fuocoÈ bastata un po’ di benzina e una fiamma. Nella regione del Sichuan, tre tibetani si sono dati fuoco per protestare contro Pechino e contro la morsa militare che sta strangolando nuovamente il Tibet. Lo ha annunciato l’emittente ‘Radio Free Asia’ da Dharamsala. Due erano giovani monaci tibetani che si sono uccisi nel monastero di Taktsang Lhamo Kirti. L’altra vittima è una giovane donna.

“Tibet libero”. Sale così a 118 il numero di coloro che si sono immolati – quasi sempre cospargendosi il corpo di benzina e dandosi fuoco – per protestare contro il governo di Pechino, reo di tenere il Tibet in una situazione di continua occupazione militare e di aver cancellato gran parte delle forme di autonomia alla regione himalayana. Ora, le autorità cinesi hanno intensificato i controlli contro le auto-immolazioni di protesta, oltre che aver disposto l’immediata cremazione dei corpi delle tre vittime per evitare che venissero utilizzati per processioni che possano sfociare in ulteriori azioni di protesta.

La rivolta nello Xinjiang. Inoltre, sono 21 i morti a causa degli scontri scoppiati nel pomeriggio di ieri nella regione cinese dello Xinjiang quando uomini della polizia hanno perquisito varie abitazioni in cerca di armi, nella contea di Bachu, Kashgar. A darne notizia sul proprio sito è lo stesso governo dello Xinjiang che ha precisato che “sei membri di una banda sono stati uccisi”. Negli scontri sono morti anche diversi agenti.

Negli anni scorsi, i media di regime hanno riferito di ripetuti scontri etnici ed attacchi terroristici nello Xinjiang, dove una parte della minoranza degli uiguri, perlopiù musulmani, vuole l’indipendenza dalla Cina.

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