Letta-Grillo, dialogo tra sordi: per il Pdl è trionfo
Letta cerca di stanare Grillo, Grillo cerca di cambiare Letta. E’ un valzer sulle spine quello ballato dall’aspirante premier del Pd e il MoVimento, schiacciato dalla presenza dei veti di Berlusconi. Per Crimi l’impegno di Letta è costruttivo e va bene, ma “non ci sono segnali di cambiamento”: quindi è ancora no. Ci sono davvero margini di trattativa o è un dialogo tra sordi? A vantaggio di chi?
L’offerta. Enrico Letta ci sta provando in tutti i modi ad agganciare i grillini. Riduce a tre le grandi aree d’intervento del suo governo (di scopo, dunque, e di durata limitata): emergenza economica, riforma della politica e nuovi rapporti con l’Europa. Punti su cui il MoVimento metterebbe la firma, se fossero credibili. In particolare il capitolo sui costi della politica, a cui Letta dedica un buon quarto d’ora per illustrare il concetto: ”puntiamo alla riduzione dei parlamentari, la creazione del Senato delle regioni, l’abolizione delle province e la riforma (finalmente) della legge elettorale”. Il messaggio di fondo è semplice: potete non votarci la fiducia, ma lasciate aperta la trattativa sulle singole proposte. Eppure non basta.
Il dialogo tra sordi. “Con questi qui non ci mescoleremo mai”, titola un post sul blog di Grillo. E’ la parte “populista” della risposta a Letta, mentre quella ufficiale spetta a Vito Crimi: “non vediamo ancora un cambiamento vero”. Il MoVimento è disposto, dice Crimi, a votare i provvedimenti sulle piccole e medie imprese e sull’economia, ma non può accettare il governo politico composto solo di vecchi “gerarchi di partito”. La richiesta resta la stessa: almeno un ministro a 5 Stelle, e gli altri devono essere “esterni alle logiche solite” di fazione. Ma in questi termini, il dialogo non esiste.
Chi ci perde. La sconfitta maggiore è del Pd, naturalmente. Letta, non riuscendo ad agganciare Grillo, dovrà contare solo sui voti del Popolo della Libertà per far passare le riforme: voti che Berlusconi ha intenzione di fargli pagare caro. Gli 8 punti di B. dovranno esser parte integrante del programma di governo, e i nomi decisi dal Pdl sono insindacabili: è un ultimatum, a cui Letta si presenta con una pistola puntata alla nuca.
Chi ci guadagna. E’ evidente che il gioco di Grillo avvantaggia Berlusconi. Il governo di larghe intese obbedirà al suo programma, con una maggioranza blindata garantita dallo stato emergenziale della politica. Senza nemmeno aver vinto le elezioni, sarà Berlusconi a dettare regole, leggi e decreti: finché dura la legislatura, o finché il Pd rimarrà integro. E potrebbe essere questione di mesi, in questi termini.