Boston, dietro l'attentato l'estrema destra Usa?
L’America non è stata colpita solo da Al Qaida, nell’ultimo ventennio. Gli anni Novanta sono stati un focolaio di attentati di matrice interna: gruppi o “lupi solitari” dell’estrema destra hanno più volte piazzato bombe contro il fantomatico “fascismo democratico di Washington”, causando centinaia di vittime. Nel 2012, una Ong ha censito 1018 Hate Groups negli Stati Uniti, il doppio rispetto al 2000: un boom che cresce contro la figura di Obama e la linea politica che il presidente incarna. Sospetti crescenti sulla “mano interna” a Boston.
Stati Uniti dell’Odio. A Montgomery, città dell’Alabama dove Rosa Parks diede il via alla battaglia contro le leggi razziali, ha sede una Ong fondata negli anni 70: la Southern Poverty Law Center, impegnata a monitorare le condizioni delle minoranze negli Stati del Sud e, in particolare, le minacce alla loro sicurezza. Ku Klux Clan, per intenderci, ma non solo. Nel rapporto annuale 2012, l’Splc contava 1018 “gruppi dell’odio”, dediti al volantinaggio e alla diffusione di messaggi discriminatori e “ariani”. Rispetto al 2011 la differenza era piccola, ma basta pensare che nel 2000 erano “solo” 600: l’aumento è significativo. Come spiega Mark Potok, ricercatore dell’Splc, “l’incremento della popolazione dei latinos e blacks ha un ruolo in queste paure, come anche la recessione economica: ma conta molto anche la prospettiva (poi realizzata, ndr) di altri 4 anni di presidenza Obama”. Una mappa dell’odio metterebbe al primo posto l’assolata California (85 gruppi), Georgia (65), Florida (55) e Texas (45), in replica della Bible Belt e della Rust Belt (Sud e Midwest).
I Patrioti. Ma rispetto ai “gruppi dell’odio”, solitamente di matrice neonazista, è il movimento dei Patriots a suscitare più dubbi rispetto all’attentato di Boston. Nel 2008, i Patrioti contavano 128 sezioni; dopo 4 anni di presidenza Obama, sono divenuti 1274. Rispetto al neonazista vecchio stampo, il Patriota è molto più vicino ai Tea Parties e alle istanze repubblicane estreme, Sarah Palin per capirci: i due punti di protesta principali sono contro la politica fiscale di Washington e il contenimento (su cui si sta battendo Obama) della libertà di possedere armi da fuoco.
Patrioti a Boston? L’attentato di Boston esprimerebbe, da una certa ottica, proprio queste istanze di rabbia. Le due esplosioni sono avvenute “nell’ultimo miglio” della corsa, dedicato alle vittime della strage di Newton. La stessa corsa di Boston – spiega Paolo Magri, direttore dell’Istituto di studi di politica internazionale – viene considerata più patriottica, sentita più dagli americani che dagli stranieri (rispetto ad esempio a quella di New York); più antica, ambientata in una città simbolo della rivolta repubblicana contro la dittatura (una dittatura, peraltro, fiscale, se il grido di ribellione fu nel 1775: “nessuna tassa senza rappresentanza politica”). E sullo sfondo del monumento ai Patrioti di Lexington-Concord.
Modus operandi: Made in Usa. Si aggiungono poi i dettagli “tecnici”: i terroristi di estrema destra americana, da Unabomber (1985, 1994, 1995) a Oklahoma City (1995), da Atlanta (1996) al tentativo fallito di Washington (2011), prediligono ordigni a basso potenziale, artigianali, per lo più anti-uomo. L’obiettivo è fare vittime in campo aperto, durante cortei o manifestazioni simboliche: piccole quantità di esplosivo unito a schegge, biglie di metallo, chiodi. Come a Boston, dove gli inquirenti stimano l’uso di pentole a pressione riempite di mitraglia e polvere pirica. Anche il post-attentato fa pensare ad una pista “interna”: tre pacchi contenenti ricina (una forma letale di antrace) sono state intercettate dai servizi di sicurezza prima di esser consegnate a membri del Senato, tra cui Richard Shelby, sostenitore della limitazione delle armi da fuoco. Una busta sarebbe arrivata anche alla segreteria di Obama.