Quirinale: Pd lacerato, si profila il duello tra Prodi e Rodotà. Ma il Pdl vuole Marini - Diritto di critica
LO SCENARIO – Bastano un paio di telefonate per capire come sono andate le cose: chi ieri aveva dato per blindata la candidatura e l’elezione di Marini per il Quirinale, oggi – in Aula – ha cambiato idea. Gli unici ad essere certi della “manovra” sarebbero stati i bersaniani, miopi nelle loro certezze. Ed è un renziano a lanciare l’ipotesi: all’ultimo più di qualcuno si sarà lasciato influenzare dalla marea montante contro l’accordo Pd-Pdl e si è messo di traverso alla linea dettata da Pierluigi Bersani, in accordo con Berlusconi. Fuori dalle righe: hanno votato Rodotà, che con i 241 voti ottenuti alla prima votazione ha dimostrato di avere un consenso ben più forte che non i soli grillini.
Finito nel tritacarne, Marini adesso sarebbe in procinto di ritirarsi. Ma Berlusconi potrebbe chiedere ai suoi (e al Pd) di votarlo finanche nella quarta votazione, dove si andrà a maggioranza semplice. Una prospettiva per alcuni inverosimile ma da non escludere, vista la sconfitta che il Cavaliere ha rimediato fidando sulle rassicurazioni di Bersani. Lo scenario adesso è simile a quanto visto nel 1992, poco dopo le stragi di mafia, con votazioni sfiancanti per eleggere il presidente della Repubblica. Dalla quarta votazione in poi, tutti i candidati rientrerebbero in gioco, Rodotà in primis, sostenuto dai grillini (e non solo).
Nel Pd, intanto, aumentano le correnti. I Renziani, da parte loro, sono compatti, decisi a contare sempre di più all’interno del partito: i voti a Chiamparino – ma non si escludono anche consensi a Rodotà o eventuali schede bianche – sono loro. Boccia ha definito il partito una “tribù”.
Romano Prodi. All’orizzonte, adesso, si profila un confronto tra Rodotà e l’unica personalità capace di ricompattare il Partito democratico – vera emergenza cui, per tacer di Berlusconi, adesso Bersani deve far fronte -: Romano Prodi. Il Professore è il fondatore del Pd ed è stato l’unico capace di portare la sinistra al governo: bruciarlo equivarrebbe a un tradimento. Ma anche qui non si escludono i franchi tiratori. Più che un partito, però, il Pd adesso sembra il gruppo misto. E qualcuno già chiede a gran voce le dimissioni di Bersani.