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Diritto di critica | December 22, 2024

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Renzi all'attacco, ma rischia di incendiare il partito

 Renzi infiamma il PdRenzi non riesce a proprio a farsi volere bene. Dai propri compagni di partito, si intende. Che le sue idee politiche fossero ben lontane da quelle di Fassina già si sapeva da tempo. Ma Matteo gioca a fare il solista a due giorni dal voto per il Colle. Dispensa patenti e giudizi, da perfetto primo della classe. Se è vero che alla fine è stato sempre leale con Pier Luigi Bersani, riconoscendo la sconfitta delle primarie, dopo il voto non è mai mancato di far sentire la sua voce. Ora più che mai gioca la sua partita, perché gran parte della sua carriera politica si gioca ora.

La Finocchiaro furiosa. Tutto sta in chi verrà eletto al Quirinale. A lui non dispiacerebbe Stefano Rodotà o Romano Prodi. Potrebbe, invece, essere un problema se al Colle dovesse salire un uomo dell’apparato del Pd: Massimo D’Alema o la stessa Anna Finocchiaro con la quale ha polemizzato nella giornata di ieri. Se è pace fatta con “Baffino”, con l’ex magistrato siciliana sono volati stracci. È bastato dire che non è candidabile per lo scandalo della scorta al supermercato per sollevare contro di lui gli attacchi più duri. Ovviamente dall’interno del partito.

Le paure del giovane Matteo. Non è solo un problema di “rottamazione”. Renzi teme che la Finocchiaro o D’Alema al Quirinale possano aprire la strada ad un governissimo o ad un governo di minoranza a guida Pd. Questo allungherebbe inesorabilmente i tempi per nuove elezioni, bruciando l’effetto novità che lo stesso sindaco di Firenze tutt’ora rappresenta. Lo sa bene Silvio Berlusconi che preme sul Pd e su Bersani proprio in questa direzione. Il Caliere ha lanciato più di un salvagente al segretario del Pd, il quale, se messo alle strette potrebbe anche usufruirne. Perché in fondo conviene a tutti.

Il Pd lacerato. Se per Renzi è opportuno accelerare e premere per elezioni anticipate, dall’altra parte mette in seria difficoltà il partito che oggi come non mai risulta lacerato. E avere un partito scomposto e sull’orlo della scissione non conviene a nessuno. Soprattutto a Renzi che si potrebbe ritrovare senza la fantastica macchina organizzativa del Pd. Ma, al momento, il sindaco di Firenze non sembra aver capito che sta realmente giocando con il fuoco. Il suo acerrimo “nemico” Stefano Fassina gli ha dato dell’ “irresponsabile”, sostenendo che “i sondaggi creano deliri di onnipotenza”. Duro anche Beppe Fioroni che sottolinea come “il vero leader è chi rinuncia a qualcosa oggi, per il bene di tutti domani”.

Senza partito non si vince. Stavolta, se ci dovessero essere elezioni anticipate, Renzi ha buone chance di vincere le primarie contro il ministro Barca, pronto a rappresentare la sinistra social-democratica in antitesi a quella liberal incarnata dallo stesso sindaco di Firenze. Ma potrebbe trasformarsi in una vittoria di Pirro se non avrà alle spalle il partito. Ed immaginare una corsa isolata con una legge elettorale come il Porcellum sarebbe solo pura follia.

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Comments

  1. l’analisi su uomini e “strategie” del PD è sempre semplice e lineare: sarà che non sono capaci di fare i “politicanti navigati”? Sarebbe troppo bello se fosse così, invece oggi (inteso come le ultime settimane) più che mai viene fuori l’incapacità di fare “politica” (con la “p” minuscola) da parte dei rappresentanti del mio “partito”: ho creduto e credo in Renzi non perchè condivido la sua linea, ma perchè poteva essere la persona “delegata” dal “suo” popolo e pertanto in dovere di dare risposte a quello (cosa che non è mai successa negli ultimi 60 anni di “democrazia”), invece giorno dopo giorno i suoi atteggiamenti sanno di “delegato in pectore” che va dove vuole, dimenticandosi che dovrebbe essere un “rappresentante”. Non c’è nessuna necessità per il Sindaco di Firenze di occupare sempre più la “scena” in questo momento…. Ma evidentemente ancora una volta “tempo al tempo” non rientra tra i “valori strategici” dei miei rappresentanti politici, masochisti all’inverosimile…. purtroppo…