Chi è Alfio Marchini (e chi lo sostiene), l'outsider candidato sindaco di Roma - Diritto di critica
Magari non vincerà, ma il vero personaggio della corsa a sindaco di Roma che lentamente ha preso le mosse e si appresta ora ad entrare nel vivo, è lui: Alfio Marchini. Il rampollo della famiglia di costruttori romani vicina al Pci ha deciso di scendere in campo con un suo movimento. Vedere un imprenditore romano con interessi in Europa candidato al Campidoglio qualche domanda la fa nascere. Chi è e cosa lo spinge verso il sacro fuoco della politica?
Candidarsi a sindaco di Roma – che si vinca o si perda – non è uno scherzo, figuriamoci se ci si candida in proprio. Il minimo è non venire presi in considerazione da nessuno, o, al massimo, ritagliarsi un ruolo pittoresco da caratterista della politica. Ma in questo caso è diverso, perché Marchini è ovunque e lo spazio che si sta ritagliando nei talk show politici nazionali non è da outsider con pochissime possibilità di farcela, ma da autentico leader politico.
Lui, va detto, si mantiene molto cauto, composto e rispettoso. Accetta con ironia la satira di cui è oggetto restando sempre in equilibrio, il che fa nascere qualche sospetto in più sulla strategia adottata. Anche perché, se prima dei manifesti giganti con il cuore spezzato della città le persone comuni non sapevano praticamente nulla di lui, il mondo che conta Marchini lo conosce benissimo.
Questo bell’uomo (una sorta di “Ridge all’amatriciana”) di 47 anni non è solo il capitano della nazionale di polo – fotografato mentre riceve un premio dalla regina d’Inghilterra -, ma è anche uno che lobbismo e circoli esclusivi li frequenta da sempre, giovandosi di amicizie importanti e trasversali.
Separato da Allegra Giuliani Ricci – figlia di Franca Ferruzzi, dinastia del capitalismo italiano – ha cinque figli. Da quando ha 25 anni è a capo della holding Astrim che controlla un impero fatto di costruzioni e finanza a cui partecipa anche una società presieduta dal banchiere “cattolico” Giovanni Bazoli.
Marchini è socio fondatore, membro del Board Internazionale e Presidente del Board Italiano dello Shimon Peres Center For Peace. Fa parte del Board di Non Governmental Peace Strategies Project, assieme a gente del calibro di George Bush padre, Kofi Annan e Mikhail Gorbachev, etc… Ha fondato l’Associazione ItaliaDecide – di cui è Presidente onorario Carlo Azeglio Ciampi, con cui ha un rapporto personale – ed è stato nel Consiglio della Fondazione Mariani per le malattie neurologiche infantili. Non male per essere un signor nessuno sia pure con tanti, tanti soldi.
Marchini cresce col nonno ex partigiano dei GAP di cui eredita anche il nome di Alfio, anzi “Arfio” con la erre tipicamente romana al posto della elle. Da lui e dallo zio Alvaro, padre dell’attrice Simona Marchini, apprenderà fin da giovanissimo il mestiere di costruttore. Da quegli anni – a cui Marchini dedicherà anche un saggio pubblicato da Micromega per i cinquant’anni della Liberazione – il candidato a sindaco della Capitale trarrà insegnamenti preziosi che gli permetteranno di spaziare nelle sue attività e negli incarichi assunti.
Alla morte del nonno comunista – detto “calce e martello”, fu lui a donare al Pci la sede di Botteghe Oscure – ristruttura il gruppo e ne trasferisce parte all’estero. Vende alcuni terreni di Roma Sud al costruttore Parnasi, accorpa le sue aziende e crea una società di ingegneria finanziaria e due fondi di investimento in Svizzera. Ma soprattutto è dai primi anni ’90 che continua a tessere una serie infinita di rapporti ai massimi livelli, ponendosi anche come un prezioso collegamento fra ambienti diversi.
Come racconta un ritratto di Denise Pardo apparso su l’Espresso a metà anni novanta, ha frequentato i Presidenti della Repubblica: conosce benissimo Ciampi, intratteneva ottimi rapporti con Scalfaro, mentre Cossiga aveva un autentico debole per lui. Marchini è quel che si dice un uomo ovunque. Svaria da Gianni Letta a Massimo D’Alema – fino al 2008 è nel consiglio d’amministrazione della fondazione Italianieuropei che ha sede in un suo palazzo – al quale è legatissimo, al punto da entrare per un periodo ne l’Unità. Con Berlusconi i rapporti non sono eccellenti, ma gran parte dei suoi cedono al fascino della lunga e folta chioma di Marchini.
Nel giugno del 1994, all’inizio del ventennio berlusconiano col Cavaliere per la prima volta premier Alfio Marchini, nominato dai Presidenti di Camera e Senato, entra a far parte del Consiglio di Amministrazione della RAI. A garantire per lui, tradizionalmente vicino al centrosinistra, è Gianni Letta in persona, ma anche Irene Pivetti che proprio a Marchini ha chiesto di poter incontrare Walter Veltroni direttore de l’Unità. Un mese dopo, a luglio ‘94, diventa Presidente del Consiglio di Amministrazione di SIPRA, la concessionaria di pubblicità della RAI. Ma la carica dura poco tempo, a dicembre dello stesso anno, infatti, si dimette in disaccordo con la strategia aziendale e con le nomine decise dal governo Berlusconi.
Corteggiato un po’ da tutti, di amicizie nella capitale il giovane e capace rampollo ne ha ereditate tante, molte anche in Vaticano. È vicino a Cl di Don Giussani e – come riporta il Corriere – all’Opus Dei, conosce benissimo Ruini e soprattutto nei primi anni ’90 stringe un rapporto intenso con il filosofo Rocco Buttiglione, a cui affiderà “Il Sabato” il giornale ciellino che tenterà di salvare dal fallimento senza riuscirci.
Nel 1995 (e fino al 1998) Marchini viene nominato Amministratore delegato di Roma Duemila S.p.a., società controllata dalle Ferrovie dello Stato, che gestisce migliaia e migliaia di miliardi di lire da spendere nella riqualificazione urbana e infrastrutturale della città in previsione del Giubileo del 2000. Si tratta di una delle poltrone più importanti, una di quelle su cui non si finisce per caso.
In questi anni lo sconosciuto candidato al Campidoglio frequenta tutto il mondo che conta, in particolare quello della finanza, forte com’è dell’amicizia con Guido Carli, con Lamberto Dini e col “banchiere di sistema” Cesare Geronzi che lo fa entrare nel Cda della Banca di Roma prima della fusione in Unicredit.
Soprattutto, però, Marchini è grandissimo amico di Franco Gaetano Caltagirone, il re dei palazzinari romani, il quale conosce Alfio da quando era un ragazzino. Le loro famiglie hanno per anni monopolizzato gli appalti della città. Adesso i due sono soci in affari in Spagna e a Roma, anche nell’Acea. Secondo alcuni ci sarebbe proprio il costruttore dietro alla svolta politica di Marchini che potrebbe diventare un’approdo comodo per i voti di centro, visto anche lo sbando dell’Udc di Casini.
Perché è chiaro che in caso di ballottaggio gli eventuali voti di Marchini potrebbero essere determinanti e a quel punto alzare la posta sarebbe il modo in cui in molti tornerebbero a contare nelle decisioni da prendere. La domanda ancora da sciogliere è: a chi toglierà i voti e chi appoggerà alla fine Marchini? Per tradizione familiare la risposta sembrerebbe già scritta, ma potrebbe non essere così scontata.