Adesso basta, serve un governo
«Abbiamo bisogno di un governo in tempi immediati anche per non perdere il treno della ripresa, che per ora si vede soprattutto negli Stati Uniti: Confindustria e io personalmente lo stiamo dicendo dal 26 febbraio. I problemi dell’economia reale sono prioritari su qualunque altro problema politico-istituzionale».
L’appello del numero uno di Confindustria, Squinzi, è quanto di più pragmatico possa esserci in questo panorama politico post-apocalittico, dove gli eletti giocano a rimbalzino con il Paese. Da una parte il Partito democratico si è reso conto troppo tardi di aver perso le elezioni de facto, non essendo riuscito a vivere di rendita su un consenso che pure aveva. Dall’altra il MoVimento 5 Stelle ha ottenuto otto milioni di voti ma invece di risultare davvero decisivo alle sorti del Paese, costringendo Bersani a seguire l’agenda politica M5S, resta fermo, immobile, e si appella alla presunta coerenza di un rifiuto di qualsiasi alleanza. Per tacer di Berlusconi che – vero vincitore – ha fatto la parte di quello che si siede sul greto del fiume e attende il passaggio dei cadaveri dei nemici.
Mentre i suddetti politici mettono in scena il loro personalissimo giuoco delle parti, il Paese va a rotoli. E non ci sono solo i suicidi quasi quotidiani, uno stillicidio che non sembra impressionare chi dovrebbe impegnarsi in un governo, ma a rischiare il tracollo sono le imprese, il vero motore dell’economia, capaci di offrire lavoro (i dati della disoccupazione giovanile in questo sono un chiaro e ulteriore allarme) e riattivare il circuito virtuoso dei consumi. Tra un calo degli ordinativi e la stretta del credito bancario (nonostante i prestiti a tasso agevolatissimo erogati dalla BCE), il tessuto economico italiano è ormai allo stremo. E se il Paese crolla sotto il peso dell’immobilismo politico, servirà a poco attribuire responsabilità politiche a chicchessia.
Certo, lo sblocco dei 40 miliardi è già qualcosa ma – sottolinea Squinzi – il debito complessivo è il triplo dei rimborsi: «Tra niente e qualcosa è meglio qualcosa, ma bisogna metterci mano subito» perché la massa del debito «è probabilmente almeno tre volte i 40 miliardi, che peraltro vengono dati in forma molto diluita e complicata». Urge quindi fare in fretta. E non per la politica ma per il Paese. Chi ha idee le metta in campo con coraggio, se davvero vuole governare e non solo sedersi su una poltrona. I partiti facciano accordi nel bene del Paese. L’alternativa è la stagnazione: l’impaludamento di un Paese e di intere generazioni.