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Diritto di critica | November 21, 2024

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Ma in Arabia Saudita resiste la legge del taglione

Legge del taglioneSentenza agghiacciante in Arabia Saudita, un tribunale saudita ha condannato alla paralisi un ragazzo accusato di aver reso paralitico un suo amico. Il ventiquattrenne Ali al-Khawahir nel 2003 accoltellò alla schiena un suo amico, provocandogli una paralisi dalla vita in giù. La corte di al-Ahsa ha dunque stabilito che l’imputato riceverà lo stesso “trattamento” e verrà dunque reso paralitico dalla vita in giù, a meno che non paghi un compenso di un milione di Ryal sauditi, circa 270.000 dollari.

In Arabia Saudita è in vigore la cosiddetta “legge del taglione” e Amnesty International afferma che una sentenza simile venne già emessa nel 2010.  Amnesty spiega poi che in Arabia Saudita vengono regolarmente applicate diverse punizioni corporali come la fustigazione, la quale viene applicata a discrezione del giudice. L’amputazione degli arti avviene in caso di furto; in particolare della mano destra in caso di “furto semplice”, mentre mano destra  e piede sinistro in caso di “rapina in autostrada”.

Altre sentenze hanno inoltre incluso estrazioni di occhi e denti nonché condanne a morte in caso di omicidio. In definitiva spetterebbe alla vittima chiedere che la punizione venga applicata, richiedere un compenso economico, oppure concedere un perdono condizionato o incondizionato.

Una sentenza che ha fatto inorridire la comunità internazionale; il governo britannico ha espresso tutta la sua preoccupazione per un provvedimento definito “grottesco” e “proibito dalle leggi internazionali”. Ann Harrison, di Amnesty International, ha sottolineato come una pena del genere risulta essere un vero e proprio atto di tortura, contrario alla convenzione Onu contro la tortura, di cui il Regno Saudita è membro ed è anche contrario ai principi di etica medica dell’Assemblea Generale Onu.