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Diritto di critica | November 21, 2024

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Cosa c'è dietro all'accordo tra Bersani e Berlusconi per il Quirinale

Bersani ha perso“Niente governissimo”. Bersani lo ripete ogni giorno. E soprattutto ieri sera lo ha voluto specificare bene. Ma allora è difficile comprendere quale sia il motivo che ha spinto il segretario del Pd ad accettare l’incontro con Silvio Berlusconi. “Larghe intese (solo) per il Presidente della Repubblica”, ha dichiarato il suo vice Enrico Letta.

Una scelta incomprensibile. Ma che senso ha cercare una convergenza con il Pdl quando per eleggere un proprio candidato la coalizione Italia Bene Comune, composta da Pd, Sel, Democratici di centro e Psi, ha quasi i numeri sufficienti per farlo? Infatti, le Camere unite integrate con i rappresentanti delle regioni (impropriamente chiamati “grandi elettori”) hanno una composizione tale che permetterebbe al Pd di imporre un proprio Presidente: sarebbero sufficienti cinque voti presi tra i grillini e Scelta Civica di Mario Monti.

Prima il Quirinale, poi Bersani premier. Eppure il Pd cerca le larghe intese per il Quirinale. Un mistero che si può spiegare solo con un accordo sottobanco per permettere la nascita di un governo Bersani con l’astensione del Pdl, appena eletto il nuovo Presidente. Infatti, l’idea è quella di chiudere la partita al Quirinale “alla prima votazione” in modo da tornare da Napolitano (presidente ancora in carica fino a metà maggio) con un accordo tra Pd e Pdl per Bersani premier.

L’abbraccio mortale. Insomma, il Pd cerca in ogni modo di nascondere un imminente “inciucio” che però rischia presto di diventare palese, dando spazio e materiale alla propaganda grillina. Un abbraccio mortale che potrebbe portare il Pd ad essere schiacciato tra il MoVimento e il Pdl che non si impegnerà direttamente nel governo, ma lascerà che Bersani possa bruciare lentamente per un anno.

Berlusconi e il coltello dalla parte del manico. Ma per la dirigenza del Pd questa sembra essere l’unica strada possibile. Il voto subito significherebbe cedere il partito o perlomeno la leadership della coalizione a Matteo Renzi. È troppo forte il timore di una rivoluzione interna al partito che mandi in “pensione” i vecchi personaggi della nomenclatura democratica. Berlusconi conosce bene questa tremenda paura di Bersani e dello stesso Massimo D’Alema, possibile papabile per il Quirinale. E per questo è probabile che lo stesso Cavaliere abbia avanzato una proposta anti-Renzi che in fondo fa comodo a tutti ma che permette a Berlusconi di tenere, in ogni caso, il coltello dalla parte del manico.

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