Ma adesso il Pd a Roma potrebbe scegliere di perdere le elezioni
Agli atti per ora ci sono due certezze: 1) Ignazio Marino ha sbancato le primarie del Pd 2) non risulta ancora alcun annuncio su eventuali dimissioni da senatore. Come dire: in caso di debacle elettorale, il posto in Parlamento è assicurato. Eppure, nonostante il recuperato appeal sugli elettori dopo la gestione non proprio brillante della città da parte di Alemanno, il Pd potrebbe molto cautamente scegliere di perdere le elezioni romane, per una questione di convenienza politica, mandando allo sbaraglio il MoVimento 5 Stelle che si troverebbe a dover amministrare una città con le casse vuote, compito ben diverso dall’andare in Parlamento e votare secondo le indicazioni del duo Casaleggio-Grillo.
La situazione economica della Capitale, infatti, è ben nota e l’operato della Giunta Alemanno ha dovuto fare i conti con un bilancio tale da dover chiedere liquidità al governo centrale. La situazione non è cambiata. Certo, questa potrebbe essere – una volta giunti sulla poltrona di primo cittadino – una scusante per gettare discredito su chi è venuto prima e limitare i danni in termini di opinione pubblica, ma alla fine creerebbe più problemi che altro. Motivo per cui, in modo scientifico, il Pd potrebbe scegliere (e sperare) di perdere le elezioni, anche per mettere il MoVimento 5 Stelle alla prova dei fatti: amministrare la Capitale d’Italia per Grillo e i suoi sarebbe un evento epocale, ma è banale dire che la Giunta dovrà essere composta da persone preparate (soprattutto per la gestione dell’assessorato al Bilancio, che tante grane ha rimediato ad Alemanno). Il rischio, infatti, è che chiunque si ritrovi ad amministrare Roma, abbia le mani legate, impossibilitato a mettere in atto quanto promesso in campagna elettorale, costretto ad avanzare a piccoli passi, mese per mese.
E mentre nel Pd si festeggia per le primarie vinte da Marino, all’orizzonte potrebbe esserci un passaggio del testimone. Tutta questione di convenienza politica. Una mossa, d’altronde, già decisa dal centrodestra che – candidando Alemanno – pare volersi già lavare le mani di una città che più che un vanto è un grattacapo.