Registri offshore e accordi di segretezza, le aziende britanniche tremano - Diritto di critica
L’inchiesta del Guardian rischia di sollevare uno scandalo di proporzioni devastanti. Gran parte delle aziende britanniche, più di 175mila secondo il quotidiano, avrebbe utilizzato degli indirizzi in giurisdizioni offshore. Ciò getta un’ombra pesante sul panorama internazionale, anche dopo la fuga di notizie che ha investito numerosi paesi. Più di 260 gigabyte di dati e oltre 2,5 milioni di file stanno rivelando l’identità di 130mila persone che possiedono, gestiscono o traggono profitti dalle 122 mila società offshore nel pianeta.
I paesi che ospitano le società sono i più disparati: Isole Vergini Britanniche, Cayman, Isole Cook, Svizzera, Cipro, Dubai e Seychelles. Il documento pubblicato dal Guardian rivela che sono circa 177mila le aziende coinvolte, di cui 60mila sono iscritte al Companies House, il registro ufficiale delle imprese britanniche. Avere registri in giurisdizioni offshore non indica, esattamente, che la società sta facendo qualcosa di illegale. Alcune società avrebbero definito la propria, una “società di servizi personali” che aiuta i lavoratori autonomi a essere incorporati in una società per azioni.
Nell’isola di Man, per esempio, sono 47.161 le aziende che hanno dei registri e ogni società inglese è rappresentata per 1,8 cittadini della popolazione locale. Il dato più eclatante è quello delle Isole Vergini Britanniche, dove c’è un direttore per 1,3 abitanti dell’isola, per un totale di 17.959 imprese del Regno Unito. Finora sono stati identificati 28 “registri farsa”, ma gli inquirenti credono che il numero sia maggiore.
In Francia, a tremare è il presidente Hollande dopo il coinvolgimento del tesoriere della sua campagna elettorale Jean-Jacques Augier. Tra gli altri personaggi di spicco anche il presidente dell’Azerbaijan Ilham Aliyev, la moglie del vicepremier russo Igor Shuvalov, la figlia dell’ex presidente delle filippine Maria Imelda Marcos Manotoc e l’uomo d’affari tedesco Gunter Sachs. Le ripercussioni politiche in Francia non si faranno attendere, dopo che il 19 marzo scorso si era dimesso anche l’ex ministro del Bilancio Jerome Cahuzac. Era accusato di aver evaso le tasse attraverso un conto bancario in Svizzera, non dichiarato al fisco.