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Diritto di critica | November 6, 2024

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Attenti a Roma. Se fossero le comunali a fermare Grillo?

Il CampidoglioArchiviato – a quanto sembra – il testardo e a tratti comico tentativo di Bersani di formare un governo, adesso la palla passa a Giorgio Napolitano. Riuscirà a far nascere un esecutivo? È tutto da vedere. Dipende dal nome scelto e da chi lo appoggerà. Ma anche se dovesse avere vita è chiaro a tutti che si tratterà di un governo di transizione, nel quale ognuno dei tre tronconi in cui oggi risulta diviso l’elettorato reciterà il suo copione stando molto attento al futuro prossimo e cioè alle nuove elezioni politiche.

L’ultima spiaggia dei partiti. Certo, ci sono i sondaggi, ma ormai tutti diffidano della loro precisione, in particolare per quanto riguarda il voto al Movimento 5 Stelle. La domanda è una sola: quanto crescerà la prossima volta? Il problema è che nessuno – compreso Grillo – sa con sicurezza come l’elettorato giudichi il limbo in cui siamo precipitati, dove al commento delle poche azioni politiche dei nuovi parlamentari, si affianca un mare di critiche, alcune molto giuste e motivate, altre pretestuose e scorrette. “L’entità grillina” è stata passata – com’è giusto che sia e per quanto possibile – al setaccio, ma alla fin fine si è discusso prettamente sul nulla, tanto che – tranne alcune individualità, vedi Lombardi e Crimi – un giudizio di massima sui nuovi non può essere pronunciato. Resta da verificare se e quanto la realtà mediatica descritta ogni giorno corrisponda all’effettiva percezione del Paese. Non è cosa da poco, visto che se le ultime erano presentate come decisive, le prossime elezioni saranno da ultima spiaggia per i partiti tradizionali.

Il test romano. In tal senso, un test fondamentale saranno le amministrative del 26 e 27 maggio, in particolare a Roma, di gran lunga la città più importante per tastare il polso del Paese. Insospettisce che la corsa al Campidoglio sia rimasta finora quasi sotto traccia. Forse non è un caso. La città eterna potrebbe diventare importantissima per sbloccare questa fase di stallo, imprimendo un’accelerazione decisiva al sistema politico. Perché questo? Innanzitutto, si tratta del primo voto importante dopo le politiche di febbraio e dopo le dimissioni di Napolitano (15 maggio). Significa, quindi, avere un primo reale responso su cosa ha colto un elettorato avvertito e a stretto contatto con la politica di quanto visto finora.

La sfida MoVimento vs. Pd. La lotta per il Campidoglio si gioca a tre: Pdl, Pd e M5S. Alemanno, però, è un cavallo zoppo, fiaccato dalle inchieste e dagli scandali, tanto che cresce la tentazione di cambiare destriero – vedi Giorgia Meloni – ma per il centrodestra a Roma conta soprattutto il piazzamento e la possibilità di un ballottaggio. Per la vittoria la corsa è quasi certamente a due: grillini Vs democratici. Tuttavia, non si è ancora capito se il Pd abbia davvero voglia di vincere, oppure, stia sulle difensive volutamente. Come se i vecchi partiti sembrano attendere sornioni le mosse del nuovo protagonista.

E se vincesse M5S? Il M5S ancora una volta parte da outsider e potrebbe piazzare un altro colpo vincente. Certo, se dovesse vincere al primo turno, per i partiti suonerebbero le campane a morto. Ma non è facile e, in caso contrario, attenzione, perché i grillini potrebbero anche incappare nella classica vittoria di Pirro. E non solo perché amministrare la Capitale è cosa di una complessità tale di cui quelli del M5S – a differenza di Pd e Pdl – probabilmente non si rendono nemmeno conto. Immaginatevi cosa significhi per un novello della politica imbattersi in uffici zeppi di uomini piazzati dai partiti e legati a doppio filo alle amministrazioni precedenti, il cui appoggio diventa imprescindibile per districarsi nella giungla amministrativa, senza rischiare la paralisi. Ma anche perché i grillini sono condannati a crescere il più possibile. Un arretramento, o un ristagno su percentuali simili alle elezioni politiche, o di poco superiori, porterebbe al ballottaggio e quindi alla necessità di chiedere (o accettare) l’appoggio di altri a meno di non rassegnarsi a perdere.

Un gioco di equilibri. Molto conterà la percentuale che otterrà il M5S. Frenarne l’avanzata che, al momento sembra inarrestabile, accenderebbe una lampadina nei rivali. I partiti riprenderebbero fiato. Consapevoli che – in caso di un nuovo voto parlamentare – se anche Grillo e i suoi dovessero crescere leggermente, di fatto, i tre tronconi in cui è spaccato il Paese riproporrebbero la situazione di impasse attuale. E a quel punto il M5S rischierebbe di perdere davvero consensi e di venire tacciato definitivamente come irresponsabile.

Un passo indietro, invece, dimostrerebbe che l’elettorato grillino non ha gradito alcuni atteggiamenti tenuti dai parlamentari 5 Stelle e stigmatizzati dai media. Se accadesse in tanti vacillerebbero e la coesione dei gruppi potrebbe sfaldarsi. Se Grillo non stravince a Roma, potrebbe registrarsi una prima inversione di tendenza: il nuovo comincerebbe a spaventare, mentre l’usato potrebbe tornare incredibilmente di moda.

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