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Diritto di critica | November 16, 2024

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Terzi, dimissioni per interesse personale

terziLa giocata di Terzi, melodrammatica e fuori contesto, è tutta per interesse personale. Lo pensa Mario Monti, premier di un esecutivo con i giorni contati, che “non sapeva nulla” delle dimissioni. Giulio Terzi si difende: “atto legittimo in democrazia, ho preso una decisione di coscienza”. Coscienza o meno, fa discutere un exploit ingiustificato – quali conflitti c’erano in seno al governo? – e l’immediata accoglienza di LaRussa: “Terzi in Fratelli d’Italia? Mai dire mai”.

Un caso di coscienza. Terzi ha rassegnato le dimissioni mentre comunicava al Parlamento i motivi della restituzione dei Marò all’India. In dieci giorni aveva prima tentato lo “scippo con destrezza” a Nuova Delhi, non restituendo i due militari; poi la decisione (in risposta all’ultimatum indiano) di mandarli comunque indietro: un voltafaccia da Arlecchino. Le due decisioni sono state prese dall’intero governo – come dev’essere – perché un ministro degli Esteri non può decidere autonomamente. E nessuna “voce fuori dal coro” è trapelata. Di che si lamenta quindi Terzi? Era per trattenere i Marò e Monti l’ha forzato a restituirli, dopo aver detto prima nì? Non sta in piedi. La coscienza, qui, c’entra poco.

Un caso politico. Vediamo un’altra prospettiva, il bivio delle scelte prima delle dimissioni. L’esecutivo Monti cadrà: o con un governo Bersani, ormai improbabile, o con un governissimo Pd-Pdl. Nel primo caso, Terzi è fuori: il centrosinistra non lo ama e la sua notorietà (negativa) sui Marò è pietra tombale. Nel secondo caso, anche: un Giulio Terzi affiliato a Scelta Civica è un’ombra destinata a sparire. A nuove elezioni, poi, non ne parliamo: lo stesso Monti probabilmente non verrà rieletto. Come resistere in Parlamento? Questo il dilemma di Terzi.

Cambiar casacca. Terzi si dimette, fa parlare di sé per una settimana e si dipinge come “l’italiano serio che non voleva abbandonare i Marò all’India”. La Russa fiuta l’opportunità e gli offre accoglienza in Fratelli d’Italia, cioè a destra in coalizione con Berlusconi. Se Terzi indossa il nodo tricolore, è fatta: nel nuovo Parlamento ci sarà comunque. Se infatti Bersani sceglie il governissimo col Pdl, lui rimane nella maggioranza (Monti va invece nell’oscura opposizione). Se si va a nuove elezioni, La Russa lo può usare come nome “noto” e candidarlo. In entrambi i casi, vince.

Questo probabilmente il motivo vero delle dimissioni: restare in Parlamento ad ogni costo. Come garantisce anche un ambasciatore che lo conosce bene, che a Repubblica assicurava: “Terzi non farebbe nulla se non per suo conto personale”.