Quei 500 giorni per avere giustizia. Il record negativo dell'Italia
Mentre lo stallo politico continua a causa dei veti incrociati di M5S, Pd e Pdl, c’è l’Europa che ci ricorda un’emergenza – tra le tante in Italia – che va affrontata nel più breve tempo possibile. Si tratta dei ritardi enormi della giustizia civile. Non è servita la conciliazione obbligatoria per velocizzare la “macchina”. Anzi, in alcuni casi ha anche dilatato i tempi per avere giustizia in cause civili e commerciali. Ben 500 giorni. Non siamo il fanalino di coda dell’Europa. La magra consolazione è che fanno peggio di noi Cipro e Malta.
Quasi 4 milioni di cause. Diciamolo subito. In Italia ci sono troppe cause civili. Il Cepej, organismo del Consiglio d’Europa, stima che le pendenze civili siano poco più di 3,8 milioni, pari a 7 cause ogni 100 abitanti. Si tratta di un record europeo. Infatti, i paesi più simili all’Italia hanno un numero di pendenze decisamente inferiore. La Germania – che ha una popolazione di circa 80 milioni di persone, ha circa 800 mila cause in attesa di giudizio, mentre la Francia e la Spagna circa 1,4 milioni.
Troppa burocrazia. Questo numero abnorme di cause pendenti è causato da fattori regolamentari. Da una parte la conciliazione obbligatoria non pare stia dando i frutti sperati. Dall’altra l’eccessiva facilità di intentare cause civili e la resistenza a rivolgersi ad un conciliatore o a un giudice arbitro (nel caso di contratti commerciali), fa ricadere il peso della “litigiosità” italica unicamente sulla macchina della giustizia.
La Magistratura più produttiva. Eppure – anche se appare incredibile – la Magistratura italiana, nonostante la quasi completa assenza di digitalizzazione del sistema, è tra le più “veloci” d’Europa. In particolar modo è al secondo posto per produttività nel vecchio continente e addirittura al primo posto per il tasso di smaltimento dei procedimenti penali.
Investimenti a rischio. Ma l’abnorme numero di cause civili non solo provoca un allungamento dei tempi per avere giustizia, ma causa anche un effetto respingente sugli investimenti, in particolar modo quelli stranieri. Infatti, ancor più dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, le aziende estere temono appunto di perdere tempo e soldi a causa di una giustizia così lenta e burocratizzata. Il commissario Ue alla giustizia Viviane Reding spiega: “Ho lavorato in stretto contatto con le autorità italiane per riformare il sistema ma il lavoro deve continuare”. E soprattutto non è possibile attendere ancora.