L’insostenibile pesantezza di una vita (precaria)
Seduti sulla metro tornano a casa. Un’altra giornata è finita. Un’altra giornata è passata cercando tra fatiche e preoccupazioni come riuscire a pagare l’affitto e quelle bollette che stanno lì sul mobile.
Un esercito di persone che lotta silenziosamente contro tutto e tutti per cercare in qualche modo di sopravvivere in un paese che sembra non apprezzarli. Si sobbarcano sforzi più grossi di loro. Altri sacrifici che si sommano a quelli di una vita. Persone incredibili, coraggiose, determinate che si mimetizzano tra tutti gli altri. Ma come tutti gli altri non sono. Sono pieni di idee, di energia, di entusiasmo, di voglia di fare nonostante tutto. Sono coloro che hanno studiato credendo in quello che facevano. Coloro che non creano una famiglia perché precari. Coloro che difendono costantemente un lavoro non lavoro che prevede solo doveri e nessun diritto. Combattenti che stanno lì, come a nascondere quelle storie che raccontano di capacità che in molti non sono in grado di comprendere perché chi va avanti sono altri. Ogni tanto il peso di quell’incomprensione schiaccia e abbatte mostrando un panorama fatto di poche e tristi prospettive. Una vita che sembra scandita da periodi di disoccupazione, seguiti dalla conquista di un contratto e dalla sua scadenza. Poi si inizia nuovamente.
“Perché non possiamo vivere come una volta, come succedeva fino a pochi anni fa, quando chi studiava aveva un lavoro assicurato, quando il contratto a tempo indeterminato era la normalità e non l’eccezione e quando uno stipendio permetteva di mantenere un’intera famiglia? Perché dobbiamo vivere ogni giorno dimostrando cosa sappiamo fare per conquistare un contratto di pochi mesi che prevede lo stipendio di uno stagista?” chiede Carlo. È arrabbiato, deluso, spaventato. Ogni giorno va avanti cercando di realizzare i propri sogni o comunque quegli obiettivi che un qualsiasi trentenne avrebbe. “A volte però sono stanco. Ho come l’impressione di essere uno spettatore della vita degli altri, di chi in un modo o nell’altro, meritatamente o meno ce l’ha fatta. E mentre festeggio i loro successi il tempo passa e mi sembra di essere sempre fermo allo stesso punto”. Carlo è uno dei tanti che ogni sera va a dormire pensando a come farà ad affrontare il giorno seguente, come riuscirà a gestire i tanti impegni che ha e che gli fruttano solo pochi euro al mese.
Lui è uno dei tanti che vengono accusati di essere choosy, solo perché ha deciso di seguire i propri sogni. È tra quelli che vengono tacciati di essere bamboccioni, solo perché hanno uno stipendio troppo basso per permettersi di andare via di casa. Uno dei tanti che non riesce a capire cosa abbia sbagliato e cosa debba correggere per riuscire a vivere in Italia.