Ecco perché l'India sta sbagliando sulla vicenda dei marò
Sulla vicenda dei marò, l’India sta violando il diritto internazionale. Lo spiega Natalino Ronzitti, professore di Diritto Internazionale e consigliere scientifico dell’Istituto Affari Internazionali. L’India non può in alcun modo trattenere l’ambasciatore italiano da qualche giorno di fatto ostaggio del governo di Nuova Delhi. Infatti, secondo l’India, l’ambasciatore italiano, giurando (pur non avendo facoltà in quanto – spiega Rozitti – “un ambasciatore non giura, ma firma e basta”) avrebbe implicitamente rinunciato all’immunità diplomatica.
L’ambasciatore non può essere trattenuto. Così, la violazione del giuramento da parte dell’ambasciatore, secondo il governo indiano, di fatto lo pone nella condizione di essere giudicato per oltraggio alla Corte. Tuttavia, sostiene Ronzitti, “l’agente diplomatico gode nello stato di accreditamento dell’immunità assoluta dalla giurisdizione penale, secondo la Convenzione di Vienna sulle relazioni diplomatiche del 1961, e non si può sostenere, come si afferma da parte indiana, che con l’affidavit [cioè la dichiarazione giurata – ndr], egli abbia implicitamente rinunciato all’immunità”. Quindi di fatto, le pretese di Nuova Delhi sono del tutto inconsistenti in quanto “sul punto la Convenzione di Vienna è assolutamente chiara: la rinuncia deve essere esplicita e i precedenti giurisprudenziali depongono in questo senso”.
“I marò non devono tornare in India”. Inoltre, anche la rottura del giuramento prestato – atto che viene letto da parte indiana come un vero e proprio inganno – può trovare giustificazione se interpretato come “contromisura per un comportamento ingannevole tenuto dalla guardia costiera indiana nell’attirare i militari italiani nel porto di Kochi”. Secondo Ronzitti, inoltre, il ritorno in India dei due marò al termine delle festività natalizie è stato un doppio errore. In primo luogo perché l’Italia aveva già sostenuto che sui marò la giurisdizione era ed è italiana in quanto il fatto è avvenuto in acque internazionali. In secondo luogo, non è possibile per l’Italia estradare persone accusate di omicidio in paesi dove la pena prevista è la morte, come nel caso dell’India. Ciò, infatti, è “in contrasto con la Costituzione italiana e con le convenzioni internazionali di cui l’Italia è parte (Convenzione europea dei diritti dell’uomo e Protocollo aggiuntivo contro la pena di morte)”.
Nessuna impunità. Questo però non significa impunità. Infatti, spiega Ronzitti, la giustizia civile e quella militare possono liberamente attivarsi per far luce sulla vicenda ed eventualmente condannare i due marò, qualora fossero ritenuti colpevoli. L’India, da parte sua, è libera di iniziare il processo a carico dei militari italiani e di “emanare un ordine di arresto internazionale che, per quanto ci riguarda, resterebbe lettera morta”. Ronzitti, però, è scettico che la strada per trovare una soluzione sia l’arbitrato internazionale o la Corte internazionale di giustizia: “La rottura dell’affidavit non aiuta e potrebbe impressionare negativamente il giudice internazionale”. Il negoziato è la soluzione migliore, con l’intervento di un terzo. Per esempio dell’Unione europea che per ora preferisce rimanere fuori dalla vicenda.
Ha collaborato Emanuela De Marchi
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Questo evento è talmente grave che in passato avrebbe giustificato anche una guerra all’India ma dato che l’Italia è paese tutt’ora debole, senza un governo valido e screditata da anni di Berlusconi in campo internazionale non può fare altro che così e l’India non ha alcun diritto di trattenere il nostro ambasciatore che “non porta pena”.
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che manica di stronzate
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Saranno stronzate ma è la verità
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No, sono stronzate ergo sono false.
Il tuo oltre che un commento basato sul nulla è anche pericoloso. Chiamare alla guerra per una questione del genere vuol dire non sapere di cosa si sta parlando (e mi riferisco anche e soprattutto alla guerra).-
Se leggi bene ho scritto “in passato”. Non facciamo i finti tontimoralistipacifisti.
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Hai scritto “in passato”, ma hai anche scritto “ma dato che l’Italia è paese tutt’ora debole […] non può fare altro che così”.
In italiano uno comprenderebbe “avremmo dovuto fargli la guerra come in passato, peccato che non ne abbiamo la forza”.Detto questo non è questione di fare i finti “tonti/moralisti/pacifisti” (che ci azzecca una cosa con l’altra?) è questione di ragionare e di informarsi prima di parlare.
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Se tu vuoi leggere determinate cose nelle mie parole puoi farlo tranquillamente ma l’India sta agendo su di una situazione di forza e noi non avremmo potuto fare altro. Gli altri paesi avrebbero fatto di peggio sicuramente.
Riguardo l’informazione non mi pare che fino ad ora tu abbia dato più spiegazioni di me, limitandoti a risposte vaghe. Lavori alle relazioni internazionali? Sai cose in più che potresti aggiungere? hai lavorato in zone di guerra? Fallo sapere allora!-
Non sono io che ho fatto sprezzanti dichiarazioni del tipo «l’India non ha alcun diritto di trattenere il nostro ambasciatore che “non porta pena”».
Io da persona normale che però si è informata da svariate fonti (anche indiane) ti dico che la tua è una minchiata e non è “la verità” e che la questione non è cosi facile come dire “io ce l’ho più lungo”.-
Non ho motivo di non credere alle tue “informazioni indiane” ma è risaputa dalla convenzione di Vienna che simili azioni sono vietate, quindi spiega cosa dice la tua fonte, semplice.
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stavo per linkarti l’articolo originario dell’Hindu, ma credo che questo vada abbastanza bene: http:// www. china- files. com/it/link/27169/india-immunita-in-bilico-per-mancini
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siamo in grado di vincere , basta neutralizzare preventivamente le testate nucleari.
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ma vincere che? ma chi se ne frega di vincere? ma giocate a Call of Duty e state buoni, su…
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a prescindere da tutto, l’Italia ha dato la sua parola, e la parola va mantenuta, abbiamo fatto l’ennesima brutta figura
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