L’inchiesta sulla morte dell’ex spia russa Litvinenko, la stampa britannica accusa il governo - Diritto di critica
Il governo del Regno Unito ha rifiutato di dire quali prove sta nascondendo. Ma è molto probabile che le rivelazioni si riferiscano al fatto che al momento dell’avvelenamento, nel novembre del 2006, Alexander Litvinenko lavorasse per i servizi segreti britannici. Non solo, l’uomo sarebbe stato al soldo dei servizi di sicurezza spagnoli. L’MI6, l’agenzia di spionaggio per l’estero della Gran Bretagna, indusse Litvinenko a fornire informazioni agli spagnoli, a proposito delle attività della mafia russa, e su presunti coinvolgimenti tra la criminalità organizzata e ambienti del Cremlino.
Litvinenko si recò in Spagna nel 2006 e incontrò “Martin”, il referente dei servizi segreti britannici, prima di conoscere Andrei Lugovoi e Dmitry Kovtun, i due uomini accusati di averlo ucciso. L’inchiesta, prevista per il prossimo maggio, chiarirà se l’omicidio di Litvinenko, attraverso il polonio radioattivo, avrebbe fatto parte di un più elaborato piano ordito dalla Russia per l’eliminazione della sua ex spia. Il fatto che Litvinenko lavorasse per l’MI6 pone domande imbarazzanti sul fatto che i servizi segreti britannici avrebbero dovuto fare molto di più per la sua protezione. In un’audizione del dicembre scorso è emerso come l’uomo avesse un telefono dedicato per contattare Martin e ricevesse pagamenti regolari dai servizi segreti britannici e da Madrid.
I media, così come i familiari di Litvinenko, sono “completamente all’oscuro” sul materiale che il governo britannico cerca di nascondere. Non è ancora chiaro quali potrebbero essere le ripercussioni sull’opinione pubblica, date dall’eventuale divulgazione di notizie, seppur parziali. L’inchiesta, prevista per il prossimo maggio, sarà l’unica occasione per fare chiarezza sulla vicenda, visto che il Cremlino si è rifiutato di estradare i due presunti assassini Lugovoi e Kovtun.
Un amico di Litvinenko, Alex Goldfarb, ha giustificato in parte la strategia del governo britannico: “Riconosco – ha detto al Guardian – che il ministro degli Esteri Hague ha un interesse fondato a non agitare le acque con Putin. Ha paura che il leader russo non voti a favore della Gran Bretagna in sede Onu andando contro gli interessi del paese. L’inchiesta – ha aggiunto Goldfarb – rappresenta un equilibrio tra gli interessi delle relazioni internazionali e la giustizia. Fino a quanto si è disposti a fare compromessi tra la propria giustizia, la decenza e gli affari con stati stranieri arroganti e dittatoriali”. Goldfarb ha detto che le prove forensi e i rapporti di Scotland Yard erano stati già comunicati alle parti interessate. Ma si è detto preoccupato che il governo britannico voglia mantenere segreti i documenti altamente sensibili, che mostrano legami tra la mafia russa in Spagna e l’entourage ristretto di Putin.