Juncker, la crisi e il reddito minimo garantito
50mila italiani hanno firmato una proposta di legge popolare per il Reddito Minimo Garantito; due partiti politici lo inseriscono nel programma elettorale (Sel e Rivoluzione Civile), lo stesso Jean Claude Juncker la consiglia per l’intera Ue. Mentre i consumi crollano e la disoccupazione cresce, la domanda diventa seria: è utopia o una nuova via per ripartire?
Oggi la rete di sinistra Tilt!Camp presenta a Montecitorio la proposta di legge d’iniziativa popolare per “istituire il reddito minimo garantito”. E’ la prima apparizione pubblica delle 50mila firme raccolte in tutta Italia dall’associazione tra giugno e dicembre 2012. Anche se il numero sembra ridotto (rappresenterebbero circa lo 0,001% dell’elettorato di un referendum, per fare un esempio), la spinta verso questa legge sembra concreta: già due partiti politici – il Sel di Vendola e la Rivoluzione Civile di Ingroia -, oltre al M5S, l’hanno inserita nei programmi elettorali per salire nel gradimento del pubblico. Agli italiani – stando a questi primi segnali – l’idea potrebbe piacere.
La legge in sintesi: si propone l’istituzione di un salario minimo garantito, con cui il cittadino privo di occupazione può vivere dignitosamente. In termini monetari, si parla di 800 euro mensili, e prevede come possibile aggiunta i lavori socialmente utili per la comunità. Considerando circa 2,6 milioni di disoccupati in Italia (pari all’11,2% della popolazione, dati Istat di dicembre 2012), significherebbe un esborso di 25 miliardi di euro l’anno da parte dello Stato.
Pro e contro. Secondo molti, un salario minimo garantito spingerebbe i disoccupati a rimanere tali, preferendo quindi restare a casa piuttosto che cercarsi un lavoro. Altri obiettano, però, che dei disoccupati con una piccola entrata sono più utili di disoccupati indigenti: possono spendere (anzi spendono) quel denaro in beni e servizi, contribuendo a “far girare l’economia”.
Per l’Italia, potrebbe non presentarsi momento migliore: solo tre giorni fa la Confesercenti ha pubblicato dati preoccupanti sui consumi. Nel 2012 gli italiani hanno speso 35 miliardi di euro in meno in beni e servizi (-4%) e nel 2013 ci si attende un ulteriore calo di 10 miliardi. Un orizzonte nero per le aziende, già diminuite drasticamente (200mila in meno in due anni). Appare evidente che una minore disponibilità finanziaria delle famiglie causa meno consumi, meno ricavi per le imprese e più cessazioni d’attività. Ergo meno lavoro e portafogli più vuoto.
Forse è questo uno dei motivi che ha spinto otto Paesi europei ad adottarlo(a partire dal Belgio fino all’Inghilterra e Germania), in varie forme. Certamente il reddito minimo garantito può essere visto come un supporto “estremo”, laddove la cassa integrazione non arriva: nonostante sia molto diffusa, quest’ultima riesce a coprire per un tempo limitato circa 520mila lavoratori senza occupazione, contro i 2,6 milioni di cui parlavamo poc’anzi.
Nota: tra i sostenitori del reddito minimo garantito si è inserito a sorpresa il presidente uscente dell’Eurogruppo, il lussemburghese Jean Claude Juncker, in audizione alla Commissione Affari economici e monetari del Parlamento europeo. Juncker ha sostenuto la necessità, per tutti i Paesi dell’Unione, di suddividere equamente i sacrifici di austerità tra ricchi e meno ricchi, sostenendo la “proposta di un salario minimo legale in tutti i paesi dell’Euro”.
La discussione non spetta al giornalista. Molto più interessante è un’altro dato: il reddito minimo garantito sta tornando – dopo anni di “silenzio” – nell’agenda politica. Di alcuni politici (attraverso due partiti che, nei pronostici, superano il 15%, e non è poco), ma anche e soprattutto degli italiani.
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Che ba.sta.di fino adesso non hanno fatto niente adesso stanno vedendo che gli sta sfuggendo di mano la situazione e cercano, con programmi di altri P.O.R.C.I
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Il reddito minimo garantito non è affatto la cavolata che molti dicono. Soprattutto se si prende esempio dai paesi del nord europa, e lo si accompagna con severe iniziative di reinserimento lavorativo, formazione professionale, ecc. Così da strumento assistenzialista diventa strumento di politica sociale. La domanda è: in Italia ne siamo capaci?
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perche’ l’autore dell’art. non e’ onesto? Questa e’ da tempo una proposta di Grillo e del M5S
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mi piace M5S, ma su questa propostona…, adrebbero chiarite molte cose, nell’europa da imitare, quelli che lavorano, guadagnano almeno 2000 al mese, …a paga base!
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i primi ad inserire il reddito minimo è stato il m5s ricordatevelo o forse fate informazione di parte?
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800 euro a uno che è cittadino, si è vero, e ha un fratello cittadino, e, perchè no, anche una sorella, e, una mamma e un papà, vuole dire, che laddove un altro cittadino scemo con una busta paga di 1500 € netti deve scegliere se sfamare la sua famiglia, e continuare a essere scemo, o, farsi furbo, e fare il barbone e vivere di rendita…, adesso, o io sono pirla e non ho capito una mazza, oppure tanti imbroglioni come al solito stanno sfruttando tanti poveracci, facendogli venire voglia di fare meno, anziché cimentarsi nel lavoro, tanto, mettendo un rincaro sui francobolli, sulla benzina, e rubacchiando dai conti correnti, in fondo i soldi si trovano per sfamare chi domani ci voterà e, anche dopodomani, questo vuole dire rendere succubi ??? immobilismo ????, io non cic capisco, vorrei proprio capire dove sono le regole per affrontare seriamente questo discorso…
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