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Quelle domande senza risposta sulle dimissioni di Ratzinger - Diritto di critica
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Diritto di critica | December 30, 2024

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Quelle domande senza risposta sulle dimissioni di Ratzinger - Diritto di critica

ratzingerdi Virgilio Bartolucci ed Emilio Fabio Torsello

Papa Benedetto XVI lascia il pontificato, debilitato nel corpo e nello spirito e quindi impossibilitato a proseguire nel solco di Pietro. Dimissioni che secondo L’Osservatore Romano erano state decise da mesi, dopo il viaggio in Messico e a Cuba. Nei prossimi giorni leggeremo di tutto, ma difficilmente sapremo o ci convinceremo di aver conosciuto la verità. È indubbio che siamo di fronte alla storia con la S maiuscola e la storia della Chiesa non la scrivono certo i giornali e, il più delle volte, nemmeno gli storici.

Dopo Celestino V – siamo nel 1294, prima di lui vi erano stati altri 4 casi, ma in epoche lontanissime tra il 90 e il 1000 d.C. – “colui che fece per viltade il gran rifiuto” e per questo rinchiuso e, secondo alcuni storici, fatto uccidere da Bonifacio VIII, non era più accaduto che un Papa lasciasse prima della sua morte, almeno fino ad oggi.

Pur rispettando, come è ovvio, la scelta personale di Benedetto XVI – coraggiosa, difficilissima e ammirevole perché dettata dal proprio libero e individuale convincimento – è lecito, oltre che umano, avere qualche dubbio sulle reali motivazioni alla base di un gesto di tale portata. Più che altro per tutto ciò che abbiamo visto accadere attorno al Vaticano negli ultimi anni. Una serie di scandali, indiscrezioni e gialli, portati alla luce del sole come all’interno delle mura leonine non si era mai visto. Notizie che da sole sono state in grado di rilanciare nell’immaginario popolare le profezie secondo cui Ratzinger sarebbe il penultimo Papa della Chiesa cattolica.

Di seguito, anticipiamo una serie di domande che nei prossimi giorni vedremo riproposte, in versioni più o meno paludate, in tutte le salse. E che certamente non saranno sfuggite a chi vorrebbe sapere cosa ha spinto davvero il Papa a lasciare il suo pontificato.

Prima di tutto: è malato? Di cosa, da quanto tempo e chi ne era al corrente? Sia padre Lombardi che monsignor Scola hanno escluso tale possibilità. Se mettiamo da parte l’ipotesi della malattia, allora, perché Benedetto XVI ha lasciato? Cosa vuole comunicare con questo gesto?

E poi c’è l’antitesi irriducibile tra la segreteria di Stato e la CEI. Con le sue dimissioni voleva azzerare la struttura di comando? Sarebbe poi utile capire quali siano i “partiti” in lotta per accaparrarsi il potere e quali posizioni abbiano assunto verso il Papa e il suo operato in questi anni travagliati. Un papa che – sembra – veniva probabilmente lasciato solo.

Senza dimenticare i cattolici dell’Africa: Quali erano le diverse posizioni sul tema dalla rappresentanza in Conclave dei fedeli dell’America Latina, dell’Africa (dove oggi si trova la stragrande maggioranza dei cattolici) e dell’Asia? Gli equilibri sullo scacchiere mondiale, i rapporti con i leader e con le altre religioni hanno influito sulla sua scelta? Ci sono state pressioni?

C’è poi tutta la questione dei Vatileaks: quanto lo hanno toccato le indiscrezioni, le notizie e talvolta i segreti venuti fuori in questi mesi, ad un ritmo senza precedenti? Davvero dietro allo scandalo c’era solo il maggiordomo Gabriele? Possibile che il reiterarsi di questi accadimenti sia stata solo una coincidenza, o c’è una trama volta a portare alla luce fatti e misfatti?

Come dimenticare le indiscrezioni: nell’ultimo anno più volte  si era parlato di dimissioni del papa. L’interrogativo principe sta in una risposta che probabilmente non arriverà mai: quanti sapevano? Lo stesso Giuliano Ferrara aveva anticipato sul Foglio la decisione del Papa. Così come Antonio Socci ne aveva già parlato. Entrambi giornalisti ben accreditati nel mondo cattolico.

Un anno fa esatto, inoltre, Il Fatto aveva lanciato la notizia – si era parlato di uno scoop mondiale – di un piano per uccidere Benedetto XVI entro novembre 2012. La Santa Sede aveva smentito categoricamente (lo ha fatto anche ieri), parlando di una fesseria. Ma come è possibile anche solo che sia circolata una notizia del genere? Visto che nei confronti del Pontefice, da sempre, vige l’obbligo di usare la massima cautela?

Lo Ior potrebbe anche avuto un ruolo importante in queste dimissioni o nei giochi di potere che hanno portato alla decisione di Papa Ratzinger: perché, prima di essere allontanato dalla presidenza dell’istituto, Gotti Tedeschi – il banchiere d’altissimo livello che si trovava al Banco di Santander quando Mps comprò a prezzi esorbitanti l’Antonveneta – temeva di venire ucciso?

Lo scandalo pedofilia: quanto ha giocato sulla sua scelta finale il disastro d’immagine provocato dai numerosi e gravi casi di pedofilia perpetrati dai sacerdoti nei trent’anni precedenti al papato di Ratzinger, esplosi in numerosi Paesi e poi rigorosamente insabbiati? La sua presa di posizione contro i sacerdoti pedofili che resistenze ha incontrato?

E ancora: come ha vissuto il Papa il giro di seminaristi procacciati da un corista vaticano per il Gentiluomo di Sua Santità (nominato da Giovanni Paolo II), Angelo Balducci, ex presidente del Consiglio superiore dei Lavori Pubblici, vicino alla cricca di Anemone e a Bertolaso, oltre che a Propaganda Fide per cui curava il patrimonio immobiliare?

E lo scandalo del San Raffaele con quel “santuomo” di don Verzè? Come si è posto di fronte all’enorme potere degli ordini religiosi come l’Opus Dei, dinanzi ai movimenti localisticamente forti come CL, nei confronti delle oscure ombre che spesso avvolgono congregazioni come i Legionari di Cristo col fondatore Marcial Maciel condannato dal Vaticano per i suoi abusi e rimosso da Ratzinger al suo arrivo sul soglio pontificio?

C’è, infine, la questione sul futuro di Ratzinger: è destinato a scomparire, a entrare in un limbo, a condurre una vita in disparte?

A queste domande se ne dovrebbero aggiungere molte altre, tutte puntualmente destinate per lo più a restare senza risposta. Ma è necessario considerare che ieri ci siamo imbattuti nella Storia e di solito la Storia la scrivono i posteri, a diversi decenni di distanza, quando archivi segreti e documenti privati vengono svelati.

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