E l’umile operaio si rivelò grande pastore: il pontificato di Papa Ratzinger
Scritto per noi da Vito Chiariello
L’ANALISI – Le dimissioni di papa Ratzinger hanno sorpreso molti. Evento più unico che raro cui con difficoltà, almeno all’inizio, si è creduto. Eppure ieri siamo stati testimoni di un evento storico, di un gesto innovatore di un Papa spesso descritto, a torto e con intento denigratorio, come un conservatore e che, invece, per il bene della Chiesa, ha preso una decisione lungi dall’essere estemporanea o improvvisata e che, nella sua rivoluzionarietà, rappresenta il coronamento dell’azione riformatrice di un pontificato talvolta tratteggiato come di transizione, capace invece di sorprendere, oltre che per acume e finezza teologica, per la forza pastorale di affrontare, con lucidità e serenità, questioni non indifferenti.
Infatti l’umile operaio nella vigna del Signore, così si definì il giorno dell’elezione a Vescovo di Roma (19 aprile 2005), non ha voluto nascondere né a se stesso, in vista di un quieto vivere, né alla Chiesa, in funzione di consolidati equilibri, né al mondo, per motivi promozionali, le questioni fondamentali dinanzi alle quali la Chiesa era chiamata a dire una parola seria e coraggiosa. E di questo, qualunque siano le posizioni di ciascuno, gli va dato atto.
La significatività del messaggio cristiano per l’uomo di oggi, la visione ecclesiale unitaria, che pur nella continuità della Tradizione, riconosce la novità del Concilio Vaticano II, la riproposizione di un ecumenismo e di un dialogo interreligioso non sviliti dall’irenismo di maniera ma improntati a un serio ascolto dell’identità e delle specificità di ciascuno, la ricusazione di ogni forma di violenza religiosamente ispirata e in nome di Dio giustificata, hanno costituito il mainstream del pontificato di Benedetto XVI.
Certo, il solco era già stato tracciato da Giovanni Paolo II ma questo non ha impedito a Benedetto XVI di affrontare a viso aperto le sfide su cui la Chiesa era ed è chiamata a pronunciarsi.
Come non ricordare il famoso discorso all’Università di Regensburg (12 settembre 2006) che, discutendo di fede e ragione, infiammò il mondo islamico? Si parlò allora di passo falso ma, e lo dimostrò la calorosa accoglienza che ebbe nella Moschea Blu di Istanbul nel novembre 2007, si trattava del tentativo, forse non proprio inappuntabile dal punto di vista comunicativo, di porre con estrema chiarezza la questione della inconciliabilità tra religione e violenza.
Oppure come dimenticare, durante la visita al campo di concentramento di Auschwitz (28 maggio 2006), il discorso di Benedetto XVI, nel quale al silenzio di Dio, che in quel luogo si è udito a gran voce, si accompagna la richiesta di perdono per tutti i figli della Chiesa che si sono macchiati di tale delitto? Oppure ancora il perdono più volte evocato e domandato per lo scandalo della pedofilia, che ha investito la Chiesa nel 2010, e dell’opera di pulizia svolta da Benedetto XVI nonché della direttiva impartita ai vescovi di collaborare sempre e dovunque in casi analoghi con le autorità civili.
Al cuore di quest’azione pastorale, che ha riguardato anche la sfera finanziaria con l’approvazione del regolamento antiriciclaggio (dicembre 2010) per lo IOR (Istituto Opere Religiose), la convinzione e la certezza che il messaggio cristiano non solo non è indifferente all’uomo contemporaneo, che impronta la propria vita etsi Deus non daretur, ma ha qualcosa di bello, di buono e di significativo da dire per lui. Ma come dare questo messaggio di liberazione senza purificare la Chiesa da comportamenti e stili inadeguati?
Ed è proprio a causa di una sorta di inadeguatezza fisica e morale che Benedetto XVI, pronunciatosi già a favore nel libro-intervista La luce del mondo (a cura di P. SEEWALD – 2010), ha annunciato le proprie dimissioni dal ministero petrino a partire dalle ore 20 del 28 febbraio 2013: ultimo atto ma non atto ultimo di un Papa che ha creato novità con questa decisione e apre le porte a forze nuove e fresche (si guardi alla composizione ultima del Collegio Cardinalizio) che sappiano guidare con maggiore energia la Chiesa nelle sfide antropologiche e culturali che la aspettano, sperando che questo gesto non oscuri la novità del suo insegnamento.
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Mi stupisco che Diritto di Critica permetta di pubblicare articoli così falsi! Un papa non conservatore??? Basterebbe il fatto che abbia rimesso la messa in latino per dimostrarlo.
Ma come si può fare un discorso simile, non citando nel Concilio Vaticano II le tesi che lì sostenne. Come si fa a non citare Hans Kung, uno dei più grandi teologi oggi viventi, che condanna in modo chiaro, serio ed inequivocabile la politica e le scelte in materia di dottrina di Ratzinger.
Come si può parlare di pedofilia, e non ricordare che le scuse nel 2010 erano quantomento ipocrite, visto che era stato lo stesso Ratzinger a coprire gli scandali come capo della Congregazione per la dottrina della fede per quasi 20anni, se non più! Lo stesso Ratzinger che pose su quegli scandali il segreto vaticano, per spingere più persone possibili al silenzio. Collaborare con le autorità civili? Ma per favore! -
un papa rivoluzionario perche’ ha deciso che non ce la faceva piu’ a guidare la chiesa?un papa rivoluzionario che non e’ stato capace di affrontare i problemi del mondo se non nel modo piu’ conservatore e retrogrado possibile? Ma come si fa a scrivere un articolo del genere?
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