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Diritto di critica | December 22, 2024

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Il ‘‘software spia’’ che studia gli utenti e irrita i gruppi per i diritti civili

software spiaConcepito come un sistema di sicurezza in grado di analizzare “trilioni” di utenti nel cyberspazio, il software Raytheon è capace di raccogliere un’enorme quantità di informazioni sul paese dai social network come Facebook, Twitter e Foursquare. Il creatore del programma, ufficialmente, ha detto di non aver commercializzato il proprio prodotto, ma l’azienda che lo ha realizzato ha riferito di averlo condiviso con il governo degli Stati Uniti nell’ambito di una ricerca congiunta nel 2010.

Il potere del software sta nella possibilità di osservare le dinamiche controverse che hanno attirato l’interesse di agenzie di sicurezza e intelligence da un lato e dall’altro le preoccupazioni per la violazione della privacy online. Anche la sofisticata tecnologia dimostra come le stesse reti sociali, che hanno contribuito a spingere le rivoluzioni arabe, possono essere trasformate in sistemi per il monitoraggio e il controllo. Utilizzando Riot è possibile ottenere uno spaccato intero della vita di una persona (amici, luoghi visitati tracciati su una mappa). Anche le stesse fotografie pubblicate su Facebook e sui social network contengono nei dettagli latitudine e longitudine, automaticamente incorporati anche negli smartphone.

La sfida è rappresentata dalla previsione: capire cosa farà e quali luoghi visiterà il cliente. Riot è in grado di schematizzare con diagramma a tela di ragno le relazioni sociali tra gli individui online, tra chi ha spedito più tweet. Il software è in grado di estrarre dati da Facebook e vagliare informazioni sulla posizione tramite GPS e il programma Foursquare, un’applicazione per cellulare usata da 25 milioni di utenti e capace di tracciare l’utente sul territorio. I dati Foursquare mostrano, in forma grafica, i primi dieci posti visitati dagli individui e i relativi orari delle visite. Estrarre dati dai siti web pubblici, per incrementare i livelli di sicurezza, è considerato legale in molti paesi. Nel febbraio del 2012, anche l’Fbi ha chiesto lo sviluppo di un’applicazione dei social media per il “monitoraggio degli individui o dei gruppi a rischio”.

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