De Magistris non ha cambiato Napoli
Ci sono volute 24 ore per far tornare in strada gli autobus di Napoli. Per tutta la giornata di ieri il trasporto pubblico partenopeo è rimasto paralizzato: causa mancanza di carburante. Il fornitore di gasolio per l’Azienda Napoletana Mobilità (di proprietà del Comune) ha chiesto maggiori garanzie sul credito, ormai vicino al milione di euro. Ma dietro il siparietto-dramma degli autobus senza benzina, ci sono sfide perse e campagne elettorali improvvisate: da De Magistris a Bersani.
Un mese fa, a inizio gennaio, Roberto Saviano attaccava il sindaco di Napoli Luigi De Magistris. La lettera aperta da lui pubblicata su L’Espresso parlava di “delusione” per la terza città d’Italia. Saviano chiedeva conto delle promesse elettorali di 2 anni fa di De Magistris, che promise equità, trasparenza e una nuova vita per la città. In particolare, “sull’emergenza rifiuti”, dove Saviano non rileva “nessun sistema virtuoso. Non sono state raggiunte le percentuali di differenziata promesse all’inizio del suo mandato. I rifiuti non sono diventati una risorsa, ma una spesa e si spediscono altrove”. Una critica di malagestione che cade a pennello con il blocco del trasporto pubblico napoletano di ieri: se anche la responsabilità diretta era dell’Anm, il Comune in quanto primo azionista ne dovrebbe rispondere.
La critica di Saviano è stata prontamente tacciata di killeraggio mediatico, un “agguato” a fini elettorali. Perché De Magistris è candidato con Ingroia per la lista Rivoluzione Civile, new entry nella galassia partitica di centrosinistra e pericolosa per i voti del PD. Certamente, la tribuna da cui Saviano spara su De Magistris (L’Espresso) è notoriamente di area Pd: ma le sue critiche sembrano fondate. Non sono la pista ciclabile e l’area pedonale sul lungomare a cambiare volto ad una città come Napoli. Le periferie sono rimaste quelle di due anni fa, nonostante i fiumi d’inchiostro su Scampia, l’emergenza rifiuti è stata rimandata. Per quanto Bersani possa trarre vantaggio dal criticare il sindaco arancione ora suo rivale, restano dei fatti di base: il disagio dei cittadini, la qualità della vita a Napoli – ancora sofferta.
Il fatto è che De Magistris non ha varato nessuna riforma organica. Gli interventi decisi – spesso in contrasto con i propri collaboratori, poi rimossi per incompatibilità – sono stati tutti “colpi di testa” isolati. Aldilà delle difficoltà vere, concrete incontrate da ogni sindaco partenopeo, l’ex pm poteva – e doveva – fare di più. Meglio, più che altro. Il taglio delle risorse da Roma agli enti locali ha solo accelerato una situazione già in caduta, perché sistemi virtuosi di ripresa non ce ne sono a Napoli oggi. La colpa non può andare tutta all’austerity di Monti, la gran parte spetta alla gestione personalistica e guascona del sindaco arancione.
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