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Diritto di critica | November 24, 2024

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Guerra in Mali, ecco chi sono i jihadisti - Diritto di critica

E’ da più di un anno che la popolazione maliana è preda delle milizie jihadiste che hanno preso il controllo di alcune regioni del nord e della parte centrale del paese, imponendo una rigida interpretazione della sharia e mettendo in atto violenze di ogni tipo, mutilazioni degli arti, fustigazioni, lapidazioni ed esecuzioni.

Sui media italiani si è dato poco spazio alla questione maliana, se non per alcuni sporadici pezzi sulla distruzione da parte dei jihadisti, di monumenti storici  patrimonio dell’umanità Unesco, come i mausolei di Timbuktu e la statua di El-Farouk, protettore della città. In seguito all’intervento francese in appoggio all’esercito maliano e dopo l’assalto al sito petrolifero di Amenas, in Algeria, da parte di un gruppo di terroristi, si è improvvisamente iniziato a parlare di “pericolo jihadista” e di estremismo islamico in Mali. Ma chi sono questi jihadisti? Sono un blocco monolitico? Assolutamente no! Anzi, come afferma Gad Lerner: ”Al Qaeda è una sigla che vuol dire poco o nulla, ma le formazioni terroristiche da quelle parti ci sguazzano”.

Per comprendere meglio la situazione è necessario entrare un po’ nel dettaglio in quanto nell’area sono presenti più gruppi, in certi casi in preda a contrasti interni, composti da una leadership fluida, soggetta a mutamenti piuttosto frequenti, con interscambi ai propri vertici e senza una chiara struttura di comando; insomma una panoramica non semplice da delineare.

In primis c’è l’Aqmi (Al Qaeda nel Maghreb islamico), ex GSPC (Gruppo Salafita per la Predicazione e il Combattimento), composto principalmente da algerini; il gruppo ha aderito ad Al Qaeda nel settembre del 2006 e si è ribattezzato col nuovo nome nel gennaio 2007. Il suo leader è Abu Musab Abdel Wadoud, meglio noto come Abdelmalek Droukdel, un algerino con tanto di laurea in matematica che nel 2004 avrebbe mantenuto contatti con Abu Musab al-Zarqawi, il jihadista giordano di origine palestinese e leader di al-Qaeda in Iraq, ucciso nel 2006 da un missile americano.

Secondo gli analisti Droukdel ha due principali luogotenenti, Abu Zeid e Abu Yahya Hamame; il gruppo risulta frammentato: nel nord-est dell’Algeria si trova il suo direttivo storico, nel sud del paese sono attivi diversi gruppi ideologicamente legati all’Aqmi mentre in Mali il gruppo è in forze a Timbuktu e nelle zone limitrofe dove ha stretto alleanze con gruppi locali grazie anche a dei matrimoni combinati che hanno permesso ai vertici algerini dell’Aqmi di imparentarsi con le tribù locali.

Fino allo scorso ottobre il leader dell’Aqmi in Sahel risultava essere Mokhtar Belmokhtar, successivamente rimpiazzato da Jamal Okasha a causa di dissidi interni.

C’è poi il gruppo Ansar Dine (Difensori della Fede), composto principalmente da tuareg, presente a Kidal, fautore di una rigida applicazione della sharia e resosi responsabile della distruzione dei santuari di Timbuktu. Il suo leader è Iyyad Ag Ghali, un vecchio tuareg del clan Ifoghas.

Ansar Dine è più volte entrato in contrasto con l’Aqmi, in quanto teoricamente non condivide le attività terroristiche perpetrate dal gruppo algerino, ma allo stesso tempo cerca di sfruttarne i finanziamenti.

Inizialmente Ansar Dine aveva stretto un’alleanza con il gli indipendentisti laici  tuareg dell’MNLA, alleanza successivamente saltata a causa delle divergenze ideologiche. Oggi il gruppo controlla a malapena alcune zone al confine con Niger e Mauritania.

Il Mujao (Movimento per l’Unità e la Jihad in Africa Occidentale) ha invece origini incerte; alcuni ritengono che il gruppo si sia staccato dall’Aqmi a metà del 2011 a causa dell’opposizione interna alla dirigenza algerina; altri che si tratta di un gruppo a prevalenza sub-sahariana che si rifà a ideali di personaggi storici dell’Africa Occidentale come Usman Dan Folio e Hedj Umar Tall.  Il Mujao è comandato dal mauritano Hamada Ould Kheiru ed è annidato a Gao;  sembra che sia appoggiato dalle tribù arabe locali che controllano diversi traffici, inclusi quello di droga. Il gruppo si è reso responsabile del sequestro di sette diplomatici algerini nell’aprile del 2012.

Il gruppo più recente, formatosi lo scorso dicembre, è Ansar al-Sharia (Difensori della Sharia), diretta da Omar Ould Hamala,  ex memro del Mujao, noto come “Barba Rossa” a causa dell’hennè con cui tinge la propria barba.

Un importante elemento che vale la pena di evidenziare è la permeabilità dei “confini” tra i vari gruppi, che ha portato al passaggio di diversi elementi da uno schieramento all’altro, come ad esempio Omar Ould Hamaha, inizialmente membro dell’Aqmi, poi portavoce di Ansar Dine e dallo scorso agosto uno dei comandanti militari del Mujao.

Un altro personaggio emblematico è Mokhtar Belmokhtar, noto anche come “Marlboro man” a causa delle sue attività di contrabbando di sigarette; dopo un paio di anni in Afghanistan torna in Algeria, entra nel Gia (Gruppo Islamico Armato) e successivamente diventa capo militare dell’Aqmi in Sahel, ma nell’ottobre del 2012 viene allontanato in seguito a diatribe interne. Drukdel giustifica la decisione affermando che Belmokhtar non condivideva più le linee del gruppo, ma alcune fonti dell’intelligence sostengono che in realtà Belmokhtar, oltre ad essere sotto accusa da parte dei vertici dell’Aqmi in quanto più interessato ai vari traffici che alla jihad, era in una posizione poco favorevole in quanto non aveva tra le mani alcun ostaggio occidentale.

Belmokhtar avrebbe quindi raggiunto Gao assieme ad alcuni suoi fedelissimi e si sarebbe unito al Mujao e, secondo alcune fonti, ci sarebbe proprio lui dietro l’attacco al sito petrolifero della BP ad Amenas e ciò potrebbe coincidere con l’ipotesi di alcuni analisti precedentemente citata in quanto Mokhtar potrebbe aver assaltato il sito per prendere degli ostaggi e, conseguentemente, tornare a contare qualcosa nei ranghi alti dell’Aqmi.