Los Roques, i tanti misteri di un incidente che forse non c'è stato
Sono passati 11 giorni da quel fatidico 4 gennaio, quando l’aereo con a bordo i quattro turisti italiani – Elda Scalvenzi, Guido Foresti, Vittorio Missoni, figlio maggiore dello stilista, la compagna Maurizia Castiglioni e l’equipaggio composto dal pilota Hernan Marchan e il copilota Juan Carlos Ferre Milano –, è sparito nel nulla; nonostante le ricerche effettuate dalla marina venezuelana nella zona dove l’aereo sarebbe sparito, ancora nessuna traccia.
Nessuna traccia. Non è chiaro il motivo per cui le autorità venezuelane si ostinano a voler cercare il velivolo in mare, visto che non vi è la men che minima traccia di un potenziale incidente e non vi sono resti di alcun tipo. I localizzatori subacquei di emergenza, di cui l’aereo risultava dotato, non si sono mai attivati, non si sono trovate chiazze di carburante ne pezzi di aereo. Caratteristiche alquanto insolite per un incidente, almeno secondo gli esperti.
Stesso giorno, stessa rotta. Un fatto analogo avvenne esattamente quattro anni prima, il 4 gennaio 2008 quando un altro piccolo aereo che effettuava la stessa rotta sparì nel nulla e insieme all’aereo scomparvero altri otto turisti italiani: Stefano Fragione e Fabiola Napoli, una coppia di sposi in viaggio di nozze, le bolognesi Rita Calanni e Annalisa Montanari e la famiglia Durante di Ponzano Veneto composta da Paolo, dalla moglie Bruna Guernieri e le figlie Emma e Sofia.
“L’aereo non è precipitato”. Anche in quel caso le autorità venezuelane si ostinarono a cercare l’aereo in mare, senza mai trovare nulla. Come affermato dall’ex pilota dell’Aeronautica Militare nonché consulente delle famiglie, se l’aereo in mare non si trova, vuol dire che non è precipitato, dunque va cercato altrove.
I “narco-voli”. Sono tante le tracce che portano verso una pista differente, in primis bisogna tener presente che i casi di piccoli aerei dirottati sono molto frequenti in Sud America e quasi sempre ad opera dei narcotrafficanti; non a caso vengono definiti “narco-vuelos”. La polizia venezuelana nel 2010 ne sequestrò ben 28 in un capannone nei pressi di El Sombrero, che sarebbero serviti per trasportare cocaina Vennero arrestate tre persone di nazionalità colombiana, Alfonso Marino Julio, Luis Osorio Arena e Carlos Jaramillo , quest’ultimo con residenza negli Stati Uniti e un venezuelano di 50 anni, Marcos Guevara, titolare dell’officina dove venne trovato uno degli aerei con tracce di cocaina.
I precedenti analoghi. Il 30 luglio 1999 un aereo in volo da Barinas a Guasdualito con 16 persone a bordo sparì dai radar e venne ritrovato circa una settimana dopo in Colombia. I dirottatori si dileguarono mentre i passeggeri vennero trattenuti dalle Farc, per poi essere immediatamente restituiti al Venezuela. Le dinamiche del dirottamento e chi vi fosse dietro restano tutt’oggi un mistero. Nel marzo del 1997 sparì un volo della Transaven, poco prima di atterrare a Los Roques, con a bordo cinque turisti di cui due italiani, Mario Parolo e Teresa De Bellis. Venne recuperato un solo corpo di un passeggero australiano, senza acqua nei polmoni e con un colpo di arma da fuoco alla testa. Ricomparve poi il corpo del copilota in una spiaggia a poche decine di chilometri dal confine con la Colombia, non presentava alterazioni traumatiche presenti in soggetti coinvolti in un potenziale incidente aereo.
I telefonini che si riaccendono. Ci sono poi gli strani episodi legati ai telefonini cellulari dei passeggeri. Nel caso del volo del gennaio 2008, due giorni dopo la sparizione, il cellulare di uno dei passeggeri venezuelani venne agganciato a una cella in Colombia. Anche il telefonino di Annalisa Montanari, la sera del 5 gennaio, risulta aver squillato per ben tre volte, come dichiarato da un amico della ragazza durante la trasmissione Chi l’ha visto. C’è da chiedersi se siano state fatte indagini da parte della magistratura venezuelana in questa direzione. Anche nel caso del volo dello scorso 4 gennaio ci sono elementi strani legati ai telefonini, come il messaggio automatico con scritto “Sono di nuovo raggiungibile” ricevuto nella notte del 5 gennaio dal figlio di Guido Foresti. Domenica 6 gennaio il telefono di Elda Scalvenzi ha squillato per una decina di volte prima di attivare la segreteria telefonica.
L’ipotesi dell’incidente in mare risulta sempre più improbabile, non solo a causa della mancanza dei relitti, ma anche tenendo conto dei precedenti e degli strani segnali dei telefonini. Un telefono cellulare in acqua non può trasmettere. Dunque che fine hanno fatto i passeggeri? Non sarebbe forse il caso di dirigere le indagini verso altre direzioni, senza necessariamente interrompere le ricerche in mare, che sembrano ormai più che altro una prassi?