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Diritto di critica | November 5, 2024

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A tre anni dal terremoto, Haiti non riesce a risorgere

Un paese dimenticato. A tre anni dal drammatico terremoto che ha colpito Haiti, poco è cambiato, nel disinteresse generale. Eppure il sisma che provocò quasi 230 mila morti aveva colpito l’opinione pubblica del mondo aiuti di ogni tipo erano volati verso i Caraibi, con tanto di missione militare per aiutare il governo locale. Ma dopo qualche mese ci siamo dimenticati di Haiti.

La ricostruzione che non c’è. Circa 350 mila persone vivono ancora nelle tendopoli, distribuite in 500 campi profughi intorno alla capitale. Una situazione molto critica che sta di fatto complicando la rinascita del paese, piombato in un dramma senza fine, tra tumulti, epidemie e povertà. “Grazie alla determinazione del popolo haitiano e del suo governo, grazie alla generosità di donatori di tutto il mondo, sono stati fatti progressi tangibili ma le principali sfide rimangono aperte. A partire dalla ricostruzione”, spiega Andrew Pugh, direttore dell’Oxfam Haiti. “La ricostruzione, il recupero da uno stato di abbandono, il rafforzamento dell’autorità locale non trovano ancora soluzioni durature. È come fare sempre tre passi avanti e due indietro”.

Tante persone ancora nelle tende. Nelle tendopoli allestite intono Port-au-Prince, l’accesso ai servizi igienici, all’istruzione e alla sanità è limitato. “Subito dopo il terremoto, c’erano 1,5 milioni di persone costrette a vivere nei campi profughi. La situazione oggi è migliorata, quasi tutte le macerie sono state rimosse e strade e illuminazione pubblica sono state ripristinate”, spiega Francesco Torrigiani, di Oxfam Italia, intervistato da La Stampa. “C’è, inoltre, un piano per un rilancio del settore abitativo, anche se la terra per costruire nuove case è insufficiente e gli investimenti per i servizi essenziali ancora inadeguati”. Manca un piano generale per la realizzazione di una vera ricostruzione decisa dagli haitiani e non dalla comunità internazionale.

La maledizione e l’occupazione. Al terremoto, si è aggiunta un’epidemia di colera nel 2010 e gli uragani Isaac e Sandy hanno lasciato anche lì i segni del loro passaggio. Quasi come una maledizione dalla quale Haiti non riesce a liberarsi. Intanto prosegue l’occupazione militare americana. I soldati inviati da Washington avrebbero dovuto garantire la sicurezza ad Haiti nell’ambito di una missione Onu. Ma la presenza americana è andata al di là delle premesse. Oggi sono 10mila i soldati statunitensi presenti sul territorio anche con mezzi blindati e arsenali. L’instabilità prodotta dal sisma, infatti, potrebbe nuocere agli interessi di Washington che guarda all’area dei Caraibi sempre con molto interesse e che in passato ha influenzato governi e politiche.