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Diritto di critica | November 21, 2024

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E dopo Ruby, no al legittimo impedimento. Il processo al Cav continua

Ennesimo coup de théâtre al Processo Ruby ieri nel Tribunale di Milano. In aula stavolta Karima El Marough, alias Ruby Rubacuori, era presente, accompagnata dal fidanzato Luca Risso e dall’avvocato Paola Boccardi. Eppure, nonostante la presenza, reclamata per oltre un mese, Ruby probabilmente non testimonierà. Perché l’avvocato Niccolò Ghedini ha dichiarato di voler rinunciare alle dichiarazioni della ragazza poiché “basta la produzione dei suoi verbali integrali, se l’accusa presta il consenso…”. E l’accusa, presieduta da Ilda Boccassini, questo consenso non l’ha negato, ha anzi ribadito di averlo sempre dato. Ecco quindi che Ruby se ne esce dall’aula più stupita che arrabbiata perché – come spiega il suo avvocato – “voleva essere ascoltata”.

Un legittimo impedimento perenne. Ma ieri nell’aula del Tribunale di Milano è successo dell’altro. Il solito Ghedini ha chiesto, prima ancora che la teste marocchina venga chiamata al tavolo dei testimoni, che l’udienza venga rimandata per “legittimo impedimento perenne” dell’imputato Silvio Berlusconi, leader di coalizione e impegnato nella campagna elettorale. Cioè Ghedini chiede che tutto il processo venga sospeso per l’intero periodo della campagna elettorale, perché è pur vero che “Berlusconi non è candidato premier – spiega Ghedini – ma ha una serie di impegni diversi da un candidato qualsiasi”. Il Cavaliere, insomma, ha persino la campagna elettorale ad personam.

Il processo si farà. Dopo tre ore di consiglio i giudici, con una Boccassini visibilmente alterata, hanno respinto le richieste di Ghedini (e di Berlusconi): il processo si farà e lo si farà anche se siamo in campagna elettorale (le prossime sedute, infatti, sono state fissate per il 21, 28 gennaio e 4 febbraio), perché “il Tribunale è soggetto soltanto alla legge e non può valutare ragioni di opportunità politica”.

Il complotto. Ovviamente non s’è fatta attendere troppo la replica dell’avvocato Ghedini, il quale ha dichiarato che “il Tribunale è entrato pesantissimamente in campagna elettorale” perché – ha precisato – “è certo che si arriverà a sentenza prima delle elezioni”. Il punto, infatti, è proprio questo: un’eventuale condanna di Berlusconi al processo Ruby segnerebbe inevitabilmente la fine della sua carriera politica, con un tonfo sordo difficile da dimenticare. Nessuno stupore, dunque, se nelle prossime settimane sentirete gridare al “complotto delle toghe rosse” e alla “persecuzione” con ancora più vigore del solito: prendetelo come gli ultimi ruggiti di un leone ormai prossimo alla morte (politica).

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