Il braccio della morte in Arabia Saudita non risparmia i lavoratori migranti - Diritto di critica
Sono più di 45, secondo il periodico inglese The Observer, le domestiche straniere detenute, attualmente, nel braccio della morte in Arabia Saudita in attesa della pena capitale. Il numero delle condannate è emerso da un’inchiesta giornalistica perché le autorità saudite non hanno comunicato il dato esatto. La gran parte delle domestiche è di origine indonesiana e per cinque di loro è terminato il processo legale, ovvero è prossima l’esecuzione della pena capitale. Human Rights Watch e Amnesty International affermano che tra le nazionalità delle detenute c’è anche quella indiana, filippina ed etiope.
La motivazione che spinge lavoratori orientali e africani a dirigersi in Arabia Saudita è la prospettiva di essere assunti in famiglie benestanti. “Alcuni domestici – ha spiegato Nisha Varia, di Human Rights, al Guardian – trovano dei datori di lavoro gentili, mentre altri sono sfruttati, con mesi di paga arretrati, oppure subiscono abusi che vanno dalla violenza fisica alla schiavitù”. Sono circa 1,5 milioni le domestiche straniere in Arabia Saudita, di cui 375mila sono cittadini dello Sri Lanka.
Un rapporto dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro ha certificato che sono circa 52,6 milioni i lavoratori domestici in tutto il mondo che non hanno diritti né tutele giuridiche. “Il sistema giudiziario saudita – ha precisato Varia di Human Rights – è caratterizzato da arresti arbitrari, processi iniqui e punizioni dure. I migranti sono spesso vittime di false accuse. Un lavoratore domestico viene, spesso, accusato di furto ed è costretto a fuggire. I datori di lavoro – ha aggiunto l’operatrice – incolpano le domestiche indonesiane, specialmente, di stregoneria.
I migranti hanno difficoltà nell’ottenere l’accesso agli avvocati, agli interpreti e a contattare le rispettive ambasciate. Tra le domestiche in attesa di esecuzione c’è la 40enne indonesiana Satinah binti Jumadi Ahmad, accusata di aver ucciso il suo datore di lavoro. L’episodio è stato confermato dalla stessa donna, a seguito di una lite nella quale l’uomo le aveva afferrato i capelli e sbattuto la testa contro il muro. Satinah si difese e colpì il datore di lavoro alla testa con un tostapane e, involontariamente, lo uccise.
Nel 2012 in Arabia Saudita sono state almeno 69 le persone che hanno ricevuto la pena capitale, secondo Human Rights Watch. Nel 2011, almeno 79, tra cui cinque donne decapitate per stregoneria e magia. Rizana Nafeek è stata decapitata mercoledì scorso in seguito alla condanna a morte per l’omicidio di un bambino, morto accidentalmente per soffocamento. Il governo dello Sri Lanka ha reagito con rabbia e indignazione alla notizia. Gruppi di pressione hanno protestato contro l’esecuzione sostenendo che la donna fosse minorenne al momento della morte del bambino. Il presidente dello Sri Lanka Mahinda Rajapaksa aveva chiesto la sospensione dell’esecuzione per cercare l’accordo per un indennizzo economico con la famiglia del bambino.
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ARABIA…FAI SCHIFO!!!!!
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