La ricetta per sconfiggere il razzismo nel calcio divide i vertici delle istituzioni
“Se necessario interromperemo le gare pur di contrastare il fenomeno”. Il presidente della Figc Giancarlo Abete non esclude questo provvedimento qualora si verificassero in campo episodi di razzismo ai danni di calciatori stranieri. “Il problema è allontanare dagli stadi quelli che non devono starci – ha detto il n.1 della Figc al termine del vertice al Viminale dopo i cori razzisti a Busto Arsizio e la presa di posizione di Boateng – perché inquinano la convivenza civile di un evento sportivo”.
Individuare e allontanare i razzisti dagli stadi. Questo è uno dei punti cardine del vertice al Viminale richiesto dopo l’episodio che ha portato alla sospensione dell’amichevole tra Milan e Pro Patria per i cori razzisti partiti dalla curva dello stadio di Busto Arsizio e che ha coinvolto il dimissionario assessore della Lega Riccardo Grittini. La Figc, qualora fosse necessario, è favorevole anche a un aumento della durata dei Daspo, con un maggiore coordinamento tra i protagonisti in campo. Ciò vuol dire che se arbitri, giocatori e funzionari dell’ordine pubblico, cui spetta per legge la titolarità della sicurezza all’interno dello stadio, ritenessero opportuno la sospensione temporanea o definitiva di una partita, come già previsto dal regolamento, la Figc non potrebbe che avvallare tale scelta.
“Non dobbiamo avere alcuna preoccupazione – ha spiegato Abete – anche per quanto riguarda eventuali recuperi e difficoltà nei calendari. Il solo problema è allontanare dagli stadi tutti coloro che non hanno titolo a starci perché inquinano la convivenza civile. Da parte del mondo sportivo – ha precisato – c’è il forte auspicio che l’attività di allontanamento si rafforzi con un aumento dei Daspo”. Se anche Silvio Berlusconi ha ribadito che il Milan abbandonerà il campo qualora si verificassero nuovamente episodi di razzismo, di tutt’altro avviso è il n.1 della Fifa Sepp Blatter. Pur convinto che occorra “tolleranza zero e sanzioni durissime”, il massimo dirigente calcistico non crede che abbandonare il campo durante una partita sia la scelta migliore. “Abbandonare il terreno – ha spiegato al quotidiano The National – non è la soluzione. Se un giocatore va via scatta la sconfitta a tavolino. E’ una situazione molto delicato – ha concluso – e servono inflessibilità, sanzioni e penalizzazioni”.