Insegnanti britannici contro il governo e con il morale a terra - Diritto di critica
Più della metà dei docenti intervistati ha definito il proprio stato d’animo ‘basso’ o ‘molto basso’, i tre quarti degli insegnanti, attualmente, non sostiene le politiche, in tema d’istruzione, attuate dal governo Cameron. E’ questo il quadro deprimente che emerge dal sondaggio YouGov, condotto in Gran Bretagna per conto dell’Unione nazionale degli Insegnanti. Il governo si trova ad affrontare, quindi, una spaccatura sempre maggiore tra gli insegnanti e la percentuale di coloro che descrivono il proprio stato d’animo come ‘positivo’ è quasi dimezzata nell’ultimo mese.
Solo il 13% degli insegnanti, inoltre, crede che il sistema delle accademie e delle scuole pubbliche e completamente gratuite sia valido. “Gli insegnanti – ha spiegato al Guardian Christine Blower, dell’Unione nazionale degli Insegnanti – non hanno bisogno di essere continuamente criticati e indeboliti nelle rispettive condizioni di retribuzione. Ciò crea, inevitabilmente, malcontento verso le politiche del governo”. Il sondaggio ha rilevato un calo di umore a partire dall’aprile del 2012. Da quel periodo, gli insegnanti che hanno descritto il loro morale come alto è sceso dal 27 al 15%, mentre coloro che lo hanno definito come basso o molto basso sono passati in pochi mesi dal 42 al 55%.
Poco più di due terzi degli intervistati ha dichiarato di sentirsi professionalmente poco soddisfatto dopo le ultime elezioni politiche. Il 62% di coloro che insegnano nelle accademie e scuole pubbliche è molto sfiduciato per il futuro della scuola britannica. Le relazioni difficili tra sindacati degli insegnanti e governi conservatori non è una novità, ma in questo caso la spaccatura sembra essere molto profonda. I sindacati soni sono opposti con decisione all’ipotesi di porre fine alle retribuzioni statali, lasciando ai presidi la facoltà di impostare una renumerazione in base alle prestazioni (il sondaggio ha rilevato che il 77% degli insegnanti si è opposto).
Il sindacato ha minacciato uno sciopero nazionale. Il ministro della Pubblica Istruzione ha difeso le politiche del governo insistendo sulla possibilità di innalzare gli standard di qualità, dando più potere ai presidi, assumendo laureati e professionisti della didattica. Un portavoce del ministero ha affermato che “i programmi educativi gratuiti per le scuole offrono maggiore libertà e scelta e questo sta dando importanti risultati in termini di didattica e formazione, rispetto al 2011”.