Mario Monti "il silenziatore". Ma non era un moderato?
IL GRAFFIO – Cosa avrebbe detto se non fosse stato un moderato di Centro? Dopo aver ascoltato le parole del premier Mario Monti – un consiglio non richiesto al Partito democratico sull’ala più “a sinistra” del partito – la domanda sorge spontanea. “Silenziare” le “frange estreme che impediscono le riforme”, presenti nel Pd, ha detto il Professore, usando un linguaggio non proprio moderato. Anzi. Silenziare equivale a togliere la voce, ad abbassare al minimo il volume sulle critiche, sulle proposte, sulle posizioni politiche di questo o quello schieramento. E non importa se si sia pro o contro la Fiom, la Cgil e la linea di Fassina – questi gli obiettivi delle parole di Monti – una simile retorica è pericolosa, ricorda tempi in cui davvero le frange in disaccordo con la maggioranza venivano silenziate e le parole – si sa – in politica sono importanti.
Ma non è tutto. Il Pd di cui parla Monti è proprio quello che Bersani ha scelto per sé, emerso dalle primarie che hanno confermato un partito più a sinistra di quanto non sarebbe avvenuto con Renzi, Ichino, Gori e altri che non a caso sono stati lasciati fuori dalla porta. “Silenziarlo” significherebbe rinunciare all’idea stessa che il Segretario democratico ha previsto per il partito. Sarebbe poi curioso capire che forma potrebbe avere un Pd appiattito sulla linea Monti e quali le differenze a quel punto con la lista del Professore o – peggio – con il centrodestra.
Il dilemma dell’Agenda Monti, di contro, è il tallone d’Achille del Segretario democratico che, se da un lato si dice pronto a non stravolgere quanto già fatto dai tecnici, dall’altro dovrà mediare proprio con quelle “frange” più a sinistra che esistono, sono state confermate alle primariee non possono né devono in alcun modo essere silenziate. Checché se ne pensi. La politica – forse il Senatore Monti se ne è dimenticato – è ben diversa dal “ti piace vincere facile” di certe pubblicità. E’ fatta di dialogo, mediazione, confronto. Anche con gli estremi. Una dialettica altrimenti nota come democrazia.
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