Il nostro debito è tornato agli italiani
Il debito pubblico sfonda quota 2mila miliardi di euro. Ma fa meno paura. L’azione di governo italiano e Bce sta dando i suoi frutti e in un anno ha permesso di mettere a riparo gran parte del debito pubblico italiano da assalti speculativi. Come Draghi e Monti ci sono riusciti? Il primo grazie all’introduzione dello scudo anti-spread, il secondo con l’introduzione dei Btp Italia, titoli di Stato riservati ai residente nel nostro Paese. Ma non solo.
L’attacco speculativo dell’autunno scorso. Al di là della ritrovata credibilità internazionale dell’Italia, il più grande successo del governo Monti è certamente il “travaso” del debito pubblico da mani straniere ad investitori nostrani. Nella seconda metà del 2011 l’Italia ha subito un attacco speculativo di ampie proporzioni da parte anche di banche europee. La vendita di grosse quantità di debito sul mercato secondario ha generato l’impennata dello spread tra i titoli italiani e quelli tedeschi, con un evidente incremento del tasso di interesse di quelli italiani. Così, aumentando l’offerta sul mercato e diminuendo la domanda, per collocare titoli nostrani era necessario un tasso di interesse più elevato che “remunerasse il rischio degli investitori”.
Il debito, dagli stranieri agli italiani. Lo spread alle stelle provocò, poco più di un anno fa, la fine precoce del governo Berlusconi che non era riuscito a dare una risposta concreta alla grave crisi finanziaria nella quale era caduto il nostro Paese. Il governo Monti, invece, oltre a giocare un ruolo più incisivo all’interno della Ue (anche grazie alla presenza di Mario Draghi alla guida della Bce), di fronte alla cessione di importi cospicui di titoli italiani da parte di investitori esteri, ha ridotto l’esposizione del nostro debito a rischi speculativi favorendo, per esempio con l’introduzione dei Btp Italia (acquistabili solo dai residenti), un incremento delle quote detenute dagli investitori italiani. Se a giugno 2011 la quota detenuta da quelli stranieri era del 52%, a giugno 2012 è scesa al 41%. Se però escludiamo le quote in portafogli di fondi esteri gestiti da italiani, vediamo che la quota è passata dal 47 al 33%. In questa quota vanno considerati anche i titoli posseduti dall’Eurosistema (nell’ambito del Securities Markets Programme), al netto di quelli posseduti dalla Banca d’Italia (che sono passati dal 4,2 al 5,6%). La quota posseduta dall’Eurosistema, secondo stime di mercato pubblicate nel Rapporto sulla Stabilità Finanziaria stilato dalla Banca d’Italia, rappresenta il 5,5% del debito pubblico italiano. Di conseguenza, la quota di debito italiano esposta alla speculazione è passata nel giro di un anno dal 46,8% al 27,8%.
Le banche aiutate hanno aiutato. Tutto questo è stato possibile anche grazie agli aiuti della Ue che sono finiti alle banche (visto che la Bce non può per statuto cedere fondi ai singoli stati). Gli istituti di credito italiani con quegli aiuti hanno poi acquistato quote importanti del debito ceduto dagli investitori stranieri, passando dal 13,2% al 20,6% nel giro di 12 mesi. Anche la Banca d’Italia ha incrementato le proprie quote possedute del debito italiano passando dal 4,2% al 5,6%, oltre a cedere allo Stato, da statuto, parte degli utili.
Lo spread alto fa meno paura. Così ora lo spread fa meno paura. Non solo perché negli ultimi giorni è tornato a livelli accettabili ma anche perché picchi improvvisi avrebbero un effetto decisamente inferiore sull’interesse del debito da pagare da parte dello Stato. In ogni modo l’ultima asta dei Btp che si è tenuta quattro giorni fa dimostra che, oltre alla fiducia verso il sistema Italia da parte degli investitori, questa riduzione della quota “straniera” stia dando i propri frutti. I titoli sono andati a ruba e a tassi mai così bassi dal 2010.
Più fiducia nell’Italia (e nell’Europa). Nel secondo trimestre del 2012 “i non residenti hanno mostrato segni di rinnovato interesse verso i titoli di Stato italiani: i disinvestimenti netti si sono ridotti ad aprile, lasciando il posto sia in maggio sia in giugno ad acquisti netti”, si legge nel rapporto di Bankitalia. “Le indicazioni relative al periodo seguente suggeriscono un’evoluzione della domanda estera scandita dall’evolvere delle percezioni circa la tenuta dell’Unione monetaria: in luglio e in agosto si sono avuti modesti disinvestimenti, seguiti in settembre da nuovi, consistenti acquisti netti”; l’effetto Draghi.
Un’Italia “giapponese”. Ora l’Italia punta al modello Giappone: alto debito, ma posseduto in grandissima parte da investitori interni. Nel 2013 scadranno titoli detenuti da soggetti non residenti per 100 miliardi. Se gli investitori esteri decideranno di vendere, la maggiore offerta sul mercato sarà compensata dall’aumento della domanda interna, soprattutto da parte di famiglie che sembra stiano riscoprendo i bot e btp per i propri investimenti.
Twitter: @PaoloRibichini
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Occhio a strizzare l’occhio al modello giapponese. Il paese del Sol Levante accanto a debito pubblico e al 92% di titoli di stato in mano a giapponesi, detiene ancora la sovranità monetaria, ma sopratutto ha fatto di tutto per avere un tasso di inflazione molto basso (-0,4% se non ho capito male). Il FMI ha comunque chiesto al paese di ridurre il debito.
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