E adesso Berlusconi tratta la ritirata
IL GRAFFIO – Berlusconi adesso non vuole uscire dalla questione candidatura come un perdente, abbandonato da tutti. Dopo le critiche dell’ Europa e il malcontento interno al partito, dopo aver massacrato la politica economica del governo e aver riproposto Monti come ipotesi di candidato premier – tutto e il contrario di tutto in poche ore – Berlusconi si sta rendendo conto che rischia il tracollo. Personale, prima che di partito: ha sbagliato a ricandidarsi, ha sbagliato ad azzoppare il governo Monti, è isolato quanto mai prima all’interno del Pdl o di ciò che ne resta. E soprattutto non ha più l’influenza politica di tredici mesi fa. Se non forse sull’andamento dello spread. L’unico obiettivo raggiunto – almeno in apparenza – è stato quello di ricompattare il partito attorno alla sua figura: tutto tace, tutti attendono.
Da questo pantano che fa paura a pochi ma infastidisce molti, Berlusconi deve uscire in in qualche modo, magari riabilitando – in ottica moderata – Angelino Alfano, difeso ieri a spada tratta dopo l’ultimo attacco, questa volta da parte di Dell’Utri. Un fuoco di fila, quello messo in atto da Europa, Stati Uniti e alcune frange Pdl che ha convinto il Cavaliere dell’infattibilità del suo ritorno. Adesso l’unica cosa che resta da fare è una pace: la guerra lampo non ha funzionato, si tratti la ritirata. Con buona pace di un Pdl che quantomeno è stato ricompattato attorno al leader. Una mossa disperata, funzionale a raccogliere i cocci.