Egitto, Fratelli mussulmani e polizia alleati contro i manifestanti - Diritto di critica
Dall’Egitto emergono particolari inquietanti sulle proteste e gli scontri della scorsa settimana. Dopo gli scioccanti filmati che hanno fatto il giro del web, come quello che ritraeva feriti insanguinati che venivano interrogati dalle forze governative, oppure l’assalto al sit-in di un gruppo anti-Mursi o ancora, l’ormai noto video di un uomo dal volto insanguinato, picchiato e trascinato da alcuni islamisti, il quotidiano egiziano Al-Masry Al-Youm è uscito con un pezzo che racconta le tre ore passate da un reporter all’interno delle “stanze della tortura” dei Fratelli Musulmani, nella nottata di mercoledì.
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La stanza delle torture. Secondo il quotidiano la stanza principale era situata vicino il cancello del palazzo di fronte alla moschea Omar bin Abdel Aziz e circondata sia da barriere di ferro che da un cordone di membri delle forze di sicurezza. All’interno della struttura sarebbero stati presenti sia membri della polizia che agenti in borghese della stazione di polizia di Nozha. In aggiunta vi sarebbero stati anche una quindicina di membri dei Fratelli Musulmani diretti da tre uomini i quali avrebbero diretto le operazioni.
Arrestati e picchiati. Sempre secondo fonti del quotidiano egiziano, i manifestanti anti-governo sarebbero stati portati nelle stanze dopo essere stati trattenuti da membri della Fratellanza che li avrebbero picchiati e avrebbero strappato loro i vestiti. I detenuti, una volta privati dei loro oggetti personali e documenti, sarebbero stati interrogati, picchiati e costretti a confessare di essere dei teppisti. In aggiunta sarebbe loro stato ripetutamente chiesto se fossero stati pagati per scendere in piazza e se appartenevano al Partito della Costituzione di Mohamed El Baradei, alla Corrente Popolare di Hamdeen Sabbahi o al vecchio Partito Nazionale Democratico di Mubarak, ormai sciolto. In caso di affermazione negativa i detenuti avrebbero subito ulteriori pestaggi e abusi verbali. Successivamente i detenuti sarebbero stati trasferiti in un’altra stanza alla presenza di un avvocato della Fratellanza, il quale avrebbe consegnato i loro documenti a un ufficiale di polizia del dipartimento investigativo. Il reporter avrebbe udito detenuti gridare frasi come: “Sono una persona istruita, ho un’auto, vi sembro un teppista?” E ancora: “Sono un religioso con la barba….Safwat Hegazy ripristinerà i miei diritti. Sono amico di tutte le autorità religiose”. Alcuni dei detenuti erano in pessime condizioni fisiche e dunque incapaci di rispondere alle persistenti domande degli interroganti.
Fratelli mussulmani e polizia insieme. Se questo racconto trovasse conferme ufficiali si tratterebbe di un episodio gravissimo che metterebbe di nuovo in primo piano il problema degli abusi dei diritti umani in Egitto che erano all’ordine del giorno sotto il regime Mubarak e che continuano ad esserlo ancora oggi, come documentato dalla Human Rights Watch. In aggiunta vi sarebbe un’ inquietante coordinazione tra una determinata organizzazione legata a un partito di governo e le forze di sicurezza, che mai dovrebbe avvenire in uno stato democratico.
I diritti umani violati. La Egyptian Organization for Human Rights nelle ultime settimane ha rilasciato diversi rapporti sul proprio sito nel quale vengono espresse serie preoccupazioni per quanto concerne la situazione in Egitto, l’ultimo dei quali legato all’arresto di potenziali sospettati dell’attacco alla sede centrale della Fratellanza a Maadi. Secondo la EOHR gli arrestati sarebbero stati fermati due ore dopo l’attacco in un luogo a circa 600 metri dalla sede, senza alcun tipo di prova.