Ancora tensioni in Egitto, Mursi non cede
Il presidente egiziano Mohamed Mursi si è rivolto alla nazione con un discorso alla tv di stato, rilanciato dalla Cnn, nel quale ha affermato che “la minoranza deve accettare il volere della maggioranza. Siamo una nazione, nessuno ci divida”. Mursi ha poi proseguito affermando di voler tutelare la libertà di espressione ma di essere contrario a tentativi di “colpo di stato”; egli ha inoltre accusato alcuni manifestanti di violente aggressioni nei confronti della Presidenza.
Nessun passo indietro. Mursi ha poi confermato le riforme costituzionali e il referendum del 15 dicembre, tutto ciò nonostante le ripetute richieste da parte del Fronte di Salvezza Nazionale, un’alleanza civile guidata dai leader dell’opposizione Mohamed El Baradei, Hamdeen Sabbahi e Amr Moussa, di ritirare il decreto accentratore, annullare il referendum costituzionale del prossimo 15 dicembre e formare una nuova assemblea costituente che rispecchi le varie componenti della società egiziana. In aggiunta l’opposizione richiede indagini accurate sugli assalti ai manifestanti da parte di membri della Fratellanza Musulmana.
Giustizia a senso unico. Il bilancio degli scontri degli scorsi giorni è drammatico: 5 morti, un migliaio di feriti. Secondo fonti dell’Egypt Independent vi sono stati anche 154 arresti, dei quali soltanto cinque nei confronti di membri della Fratellanza. Un ulteriore elemento inquietante emerge dal fatto che diversi degli arrestati sarebbero stati consegnati alle forze di sicurezza dai sostenitori dei Fratelli Musulmani.
Scontri violentissimi. Scioccanti i filmati che sono giunti dal Cairo in questi giorni e pubblicati sul web. Ve n’è uno dove membri della Fratellanza assaltano un pacifico sit-in anti-Mursi e un altro raccapricciante dove un uomo, secondo alcune fonti un ingegnere elettronico di fede cristiana, viene picchiato e trascinato sanguinante per le strade, esibito come trofeo, da parte di alcuni islamisti.
Mursi ha ancora la maggioranza? Mursi ha perfettamente ragione quando afferma che la minoranza deve accettare il volere della maggioranza, ma sembra non accorgersi del fatto che ormai sono gli islamisti e il governo da lui rappresentato ad essere diventati la minoranza e le manifestazioni di massa ne sono, se non una prova, certamente un indizio. Tant’è che il presidente “democraticamente eletto” è stato costretto ad asserragliarsi all’interno del palazzo presidenziale e a schierare carri armati e blindati.
Scioperi e proteste dei giornalisti. Più che condivisibili anche le dichiarazioni a favore della libertà di espressione e all’unità nazionale e con grande coerenza partono investigazioni nei confronti dei leader dell’opposizione con l’accusa di sovversione. Le manifestazioni vengono vietate; noti giornalisti come Ibrahim Abdel Meguid, Abla al-Roweni e Youseef el-Qaeed subiscono censure a causa di alcuni pezzi che criticavano la Fratellanza. Buona parte della stampa egiziana va in sciopero e il presidente della tv di stato si dimette per protesta. In aggiunta secondo una gran parte dell’opinione pubblica egiziana è stato proprio lui a generare questo letale contrasto interno, questa fitna, con l’obiettivo di perseguire gli interessi dei Fratelli Musulmani.
Insomma Mursi parla di tentativo di golpe, ma il suo cos’è?