Egitto nel caos, nuovi scontri. Mursi contrattacca
L’Egitto è ormai sull’orlo di una guerra civile. El Baradei accusa Mursi di essere responsabile delle violenze. Nella notte ci sono stati pesantissimi scontri tra manifestanti anti-Mursi e gruppi di islamisti i quali avrebbero anche preso d’assalto un sit-in pacifico degli oppositori. Secondo le ultime stime vi sarebbero almeno quattro morti e centinaia di feriti.
Repressione e proteste. Per tutta risposta centinaia di manifestanti inferociti hanno dato alle fiamme le sedi del partito “Giustizia e Libertà” dei Fratelli Musulmani a Ismailiya e Suez. Scontri anche fuori della sede principale della Fratellanza a Moqattam, ad est della capitale. Già nella nottata tra martedì e mercoledì la situazione era risultata allarmante, con migliaia di persone che avevano accerchiato il palazzo presidenziale, abbattendo le barriere di sicurezza della polizia e costringendo Mursi alla temporanea fuga dall’edificio. Dalle strade giungono filmati con scene raccapriccianti, con feriti circondati, umiliati e trascinati dagli islamisti al grido “Allah hu Akbar”
I salafiti a difesa del Palazzo. Il quotidiano egiziano Al-Ahram in giornata aveva dato la notizia che sostenitori dei Fratelli Musulmani, del partito salafita al-Nour e della Jamaa al-Islamiya si stavano radunando nei pressi del palazzo presidenziale per fornire appoggio al governo ma a quanto pare gli sviluppi sono stati ben altri.
Il presidente isolato. Risulta ormai evidente che dopo il “golpe” del 22 novembre scorso, con il quale Mursi ha sottratto il proprio operato al controllo del potere giudiziario, provvedendo così a neutralizzare una magistratura non fedele ai Fratelli Musulmani, il presidente-faraone è sempre più isolato e sembra trovare sostegno soltanto da parte di quella fazione islamista che ha come obiettivo l’instaurazione della shariah in Egitto. In nottata Ayman Al Sayat, uno dei consiglieri di Mursi, ha dichiarato che tutti e 17 i consiglieri hanno rassegnato le dimissioni. Il presidente sembra aver dimenticato che quei 18 milioni di voti presi alle elezioni non erano esclusivamente islamisti, ma vi erano anche quelli di quei rivoluzionari che oggi lo contestano aspramente.
Mursi al contrattacco: “spionaggio e diffamazione”. Nel frattempo il governo cerca di procedere per vie legali, in primis contro la nota psichiatra Manal Omar. Sembra infatti che Mursi non abbia affatto gradito l’analisi effettuata su di lui durante un talk show dalla dottoressa, la quale sarebbe stata accusata di diffamazione. In aggiunta è di ieri la notizia che i leader dell’opposizione Amr Moussa, Hamdeen Sabbahi, Al-Sayed al-Badawi, Mohamed El Baradei e Ahmed al-Zend sarebbero indagati con l’accusa di spionaggio e sedizione. Moussa in particolare sarebbe accusato di essersi incontrato con l’ex ministro degli esteri israeliano Tzipi Livni per alimentare una crisi interna. Bersagliare l’opposizione con provvedimenti giudiziari era molto in voga all’epoca di Mubarak e sembra esserlo anche sotto Mursi.
La stampa censurata. Anche la stampa egiziana sta pagando a caro prezzo le critiche alla Fratellanza. La scorsa estate il Comitato per la Protezione dei Giornalisti accusò il governo Mursi di reprimere tutti quei cronisti critici nei confronti del governo e dei Fratelli Musulmani. Noti giornalisti come Ibrahim Abdel Meguid, Abla al-Roweni e Youseef el-Qaeed subirono censure a causa di alcuni pezzi che criticavano la Fratellanza. Ieri diversi quotidiani nazionali hanno scioperato contro il tentativo di limitare la libertà di espressione nel paese. Il sito dell’Egypt Independent si apriva con una schermata nera e una scritta: “State leggendo questo messaggio in quanto l’Egypt Independent si oppone alle continue restrizioni alla libertà dei media, in particolar modo dopo che centinaia di egiziani hanno dato la vita per la libertà e la dignità”.
Il dissenso represso. Leader dell’opposizione, giornalisti, conduttori televisivi, psichiatri, tutti perseguitati da un regime i cui obiettivi sembrano ormai evidenti: cavalcare la rivoluzione fatta dagli egiziani in nome della libertà e della democrazia per instaurare un regime islamista fondato sulla sharia e sull’accentramento del potere nelle mani del presidente.
Le posizioni dell’opposizione. L’opposizione è stata chiarissima, Mursi deve ritirare il decreto accentratore, annullare il referendum costituzionale del prossimo 15 dicembre e formare una nuova assemblea costituente che rispecchi le varie componenti della società egiziana. A questo punto è però lecito chiedersi se dopo gli incidenti della scorsa notte Mursi sia ancora legittimato a governare.