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Diritto di critica | November 5, 2024

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Stop alla Carta dei Disabili, i repubblicani Usa e le minacce alla sovranità

Stop alla Carta dei Disabili, i repubblicani Usa e le minacce alla sovranità

Guidata dall’opposizione repubblicana, il Senato degli Stati Uniti martedì scorso ha respinto un trattato delle Nazioni Unite sui diritti dei disabili, modellato sul precedente Americans with Disabilties Act, del 1990. E’ stato decisivo il veto di 38 senatori repubblicani, che non permesso il raggiungimento della soglia della maggioranza dei due terzi, necessaria per ratificare un trattato. La votazione si è svolta in un clima insolitamente solenne, con i senatori seduti alle loro scrivanie invece che intorno al podio. L’ex leader della maggioranza al Senato, Bob Dale, è sembrato fragile sulla sedie a rotelle, ma ha sostenuto con forza l’approvazione del trattato, già firmato da 155 paesi e ratificato da 126. Le nazioni firmatarie, come Gran Bretagna, Francia, Germania, Russia e Cina, hanno affermato che i paesi dovrebbero sforzarsi di assicurare alle persone diversamente abili gli stessi diritti e le libertà fondamentali dei concittadini.

Tra le motivazioni, alla base del niet dei repubblicani, c’è una presunta minaccia alla sovranità degli Stati Uniti, in quanto il trattato è promosso dalle Nazioni Unite. “Non sopporto i regolamenti ingombranti – ha precisato il senatore repubblicano Jim Inhofe al Guardian –, le organizzazioni internazionali troppo zelanti con pregiudizi antiamericani”. I veterani di guerra all’interno del partito repubblicano, come l’89enne Dole, disabile dalla Seconda Guerra Mondiale, l’ex candidato alla Casa Bianca John McCain, che riportò ferite invalidanti in Vietnam, Dick Lugar, del comitato Relazioni Estere e l’ex procuratore generale Dick Thornburgh hanno votato a favore dell’approvazione del trattato.

Il sostegno democratico è stato portato dal presidente della Commissione Affari Esteri John Kerry, dal democratico al Senato Dick Durbin e da Tom Harkin, uno dei principali artefici dell’Americans with Disabilities Act del 1990. “E’ stato uno dei giorni più tristi – ha sottolineato Kerry – negli ultimi 28 anni, da quando sono al Senato e questo deve essere un campanello d’allarme sulla rotta che sta deludendo il popolo americano. Il trattato, semplicemente, dice che non è possibile discriminare i diversamente abili”.

Le Nazioni Unite hanno stimato che, attualmente, sono circa 650milioni le persone con disabilità, circa il 10% della popolazione mondiale. Kerry e gli altri sostenitori hanno sottolineato che il trattato non va ad inficiare la sovranità statale degli Usa, non richiede modifiche di legge ai diversi stati, che un comitato creato dal trattato, per formulare raccomandazioni, non ha il potere di cambiare le leggi e non può servire come base per una causa legale nei tribunali degli Stati Uniti. L’opposizione in Senato è stata guidata anche Mike Lee del Tea Party, il quale ha sostenuto che un trattato del genere trasferirebbe allo stato, e non più ai genitori, la possibilità di determinare ciò che è meglio per i propri figli disabili nelle scuole o a casa.