Sì all'equo compenso. I giornalisti precari vincono la loro battaglia
L’equo compenso per i giornalisti è legge. Dopo anni di lotte, soprattutto da parte dei Coordinamenti dei giornalisti precari, del Presidente dell’Odg Enzo Iacopino e di alcuni esponenti del sindacato (Fnsi), i giornalisti precari, per lo più freelance, vincono la loro battaglia. La battaglia, non la guerra. Ieri il voto unanime della Commissione Cultura alla Camera ha ridato speranza ai 25mila precari del giornalismo che ogni giorno vedono calpestati i loro diritti e negata la loro giusta retribuzione.
Ma che cos’è l’equo compenso? Come riportato nel testo della legge, è «la corresponsione di una remunerazione proporzionata alla quantità e alla qualità del lavoro svolto, tenendo conto della natura, del contenuto e delle caratteristiche della prestazione nonché della coerenza con i trattamenti previsti dalla contrattazione collettiva nazionale di categoria in favore dei giornalisti titolari di un rapporto di lavoro subordinato», cioè i freelance. In sostanza, equo compenso vuol dire essere pagati tanto quanto si lavora, nel pieno rispetto della propria professionalità e della propria dignità.
La legge prevede l’istituzione, entro 30 giorni, di una Commissione il cui insediamento avverrà entro due mesi. La Commissione definirà il «compenso equo dei giornalisti iscritti all’Albo non titolari di rapporto di lavoro subordinato» tenendo conto della natura e delle caratteristiche della prestazione, in coerenza con i trattamenti previsti dalla contrattazione nazionale collettiva di categoria. Se c’è quindi un limite che questa legge ha, è quello di essere a favore solo dei giornalisti iscritti all’Albo. E per tutti gli altri che un tesserino non ce l’hanno? Per ora, gli ultimi restano ultimi. Nei prossimi mesi sarà necessario lavorare affinché anche per loro si raggiunga l’equo compenso.
Inoltre, per tutte quelle testate di quotidiani, periodici (anche online), agenzie di stampa, radio e tv che garantiscono l’equo compenso la Commissione redigerà un elenco a cui verrà fatta pubblicità su tutti i mezzi di comunicazione e sul sito del Dipartimento per l’Informazione e l’Editoria della Presidenza del Consiglio dei Ministri. A questo elenco dovranno iscriversi tutte le testate, pena la perdita del contributo pubblico.
Soddisfazione è stata manifestata dai vari Coordinamenti dei giornalisti precari che hanno, giustamente, rivendicato la paternità di questa legge. Da quando i Coordinamenti sono nati (fine 2009), passando per la Carta di Firenze fino ad oggi, i precari si sono battuti per veder riconosciuta la loro identità, sempre rinnegata da un sindacato assente e debole. Certo, la legge così com’è di certo non metterà la parola fine al precariato giornalistico, piaga a cui sono condannati non solo i giornalisti ma anche i cittadini, che rischiano di avere un’informazione sotto ricatto e quindi scadente. Ma è già una vittoria per chi in questi anni ha più volte chiesto di essere riconosciuto. Sarà fondamentale, a questo punto, sarà far sì che la legislatura concluda il suo corso, dal momento che ancora le tariffe per l’equo compenso non sono state stabilite dalla Commissione. Ora vediamo se il Governo di Monti riuscirà a portare a termine l’opera. Magari è la volta buona che alla Fornero va bene il titolo di un pezzo.
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“Magari è la volta buona che alla Fornero va bene il titolo di un pezzo.” Questo è il quote della giornata :-)
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