Caos Pdl, adesso Berlusconi teme il parricidio, se Alfano gioca in contropiede
L’ANALISI – La telenovela sul futuro del centrodestra continua. Berlusconi conduce il gioco che sta destabilizzando tutto il partito, ma appare bloccato. L’annuncio della nuova creatura slitterà probabilmente al dopo Bersani-Renzi, si rincorrono voci di una frenata consigliata da Confalonieri e Marina Berlusconi, che non avrebbe lasciato indifferente il capo.
Ma non ci sarebbe solo questo nel continuo tentennamento delle ultime ore. C’è qualcosa che non convince il Cavaliere, un timore, un sospetto che agita i suoi piani e scuote la sua proverbiale sicurezza, trasformandosi in ansia. Berlusconi comincia a sospettare il più improbabile degli scenari: il contropiede. Perché – si chiede – Alfano non risponde al suo richiamo? Possibile che il segretario stia mettendo in pratica una strategia per giocare la partita in modo inaspettato e prenderlo di sorpresa. Tra le tante sul tavolo è l’ipotesi meno scontata e per questo, forse, anche la più temuta.
Il “delfino, che proprio lui ha fatto diventare segretario, non starebbe semplicemente attendendo la decisione dell’ex premier, ma avrebbe pronta una contromossa capace di cambiare tutte le carte in tavola: attendere che sia Berlusconi a imporre l’aut aut e a consumare la scissione per tenersi il partito, evitando di farsi risucchiare tra falchi e amazzoni, per puntare, con i pezzi da novanta rimasti a bordo, verso la galassia del “montismo”. In pratica, Berlusconi starebbe realizzando che il segretario non è un ingenuo e se non ha risposto ancora alla chiamata, non è per incertezza, ma per un disegno ben preciso.
Smarcarsi definitivamente da lui e consacrarsi come leader. Una strategia che, se non sta attento, rischia di trasformare Berlusconi nella vittima più che nel carnefice del Pdl. Il segretario si sarebbe convinto che la parabola discendente del fondatore sia ormai tracciata e irreversibile. Non solo, Alfano, infatti, teme da tempo che il nome e il peso del capo carismatico trascinino a fondo anche lui. Ma non può rompere con chi l’ha creato, una figura a cui deve tutto e ancora troppo più forte per essere sfidata in campo aperto. Quindi aspetta che sia Berlusconi a fare il passo staccandosi dal partito del predellino. A quel punto, liberatosi di lui e degli ex An tornati verso destra, con i notabili azzurri rimastigli al fianco, più Gasparri, Matteoli – ma ve ne sarebbero anche altri – e i ciellini capitanati da Lupi – tutta gente cui B. non garantisce il posto, o decisa a chiudere definitivamente con lui – potrebbe puntare a raggiungere Montezemolo e Casini.
A ben vedere lo scenario regge per diversi motivi. Alfano si rafforzerebbe personalmente come leader, dimostrandosi ormai maturo ed emancipato dal “padre politico” e, allo stesso tempo, non si farebbe fagocitare dai falchi della nuova Forza Italia. Inoltre, quanti voti perderebbe? La nuova creatura berlusconiana è data tra il 6-7%, male che andasse, con la partenza della destra più estrema, a quanto arriverebbe? All’8-9% in meno? Lo recupererebbe con i centristi, anzi forse guadagnerebbe anche qualcosa. Al contempo, si svincolerebbe da coloro che fanno guerra a Monti e alle politiche filo europeiste, propagandando cose che, visto il momento storico, poi resterebbero pure fantasie. Ancora, Alfano entrerebbe come componente fondamentale nella vera e unica forza in grado di opporsi al centrosinistra e a Grillo alle prossime politiche e a quel punto, forse, sarebbe il Cavaliere a rincorrerlo. Alfano figurerebbe come il volto giovane e ancora non compromesso che è stufo degli impresentabili e dei vecchi metodi da irresponsabili.
Come se non bastasse, avrebbe pure modo di liberarsi delle primarie che – se paragonate a quelle del centrosinistra -si prospettano come una pessima figura per affluenza e appeal dei candidati. E contemporaneamente sfuggirebbe a quella che per lui è l’unica vera minaccia: la Meloni. Come andranno realmente le cose è difficile prevedere, ma nell’ attuale impasse del Pdl, c’è da aggiungere un altro elemento. Berlusconi potrebbe aver capito che il delfino lo sta aspettando al varco per infilarlo in contropiede e teme che per lui il divorzio dal Pdl si possa trasformare in un trapasso – politicamente parlando – a miglior vita. Essenziale procedere lentamente, per evitare passi falsi e trovarsi all’improvviso a far da incudine pur credendosi martello.