Nelle primarie Bersani in vantaggio, ma Renzi può batterlo
File lunghe, qualche polemica. Tanta democrazia. E alla fine dovremo aspettare domenica 2 dicembre per sapere chi guiderà la coalizione di centro-sinistra. In queste primarie per ora Bersani è in vantaggio, ma lo scarto su Renzi non garantirà affatto la vittoria al secondo turno. Tuttavia oggi tutto questo non conta. Conta il risultato di partecipazione, checché ne dica Beppe Grillo che non ha perso tempo ad insultare chi si è recato alle urne. Il Pd vola nei sondaggi.
– QUANDO RENZI ERA CONTRARIO AL BALLOTTAGGIO <–LEGGI
I risultati. L’affluenza è stata di circa 3,1 milioni votanti. Bersani ha conquistato il 44,9% dei voti, mentre Renzi ha conquistato il 35,5%. Vendola, la Puppato e Tabacci hanno preso, rispettivamente, 15,6%, 2,6% e 1,4% delle preferenze (proiezioni ore 09.40). Bersani vince nelle periferie delle grandi città e al centro-sud. Renzi trionfa dove meno poteva aspettarselo: nelle regioni rosse. Inoltre, il sindaco di Firenze guadagna di più al nord rispetto al sud e nei centri storici delle grandi città.
Le regole modificate e qualche fila. Alla fine parte di quelle assurde regole non è stata rispettata. La norma che stabiliva di dividere il luogo del voto dal luogo di registrazione è stata messa nel cassetto. D’altronde avrebbe creato altra confusione al caos vissuto in alcuni seggi. Seppur il lavoro dei volontari sia stato ottimo, in vari luoghi le file sono state lunghe. Certo, la partecipazione è stata decisamente superiore alle aspettative e agli stessi sondaggi che prevedevano non più di 2 milioni di votanti. Ma è anche vero che la registrazione ha allungato di molto i tempi. “Per votare dobbiamo fare queste due lunghe file, ma è possibile?”, protestava un’elettrice in un seggio romano. “Ma signora, in questo modo velocizziamo le procedure”, si giustificava un volontario chiamato in causa e incaricato di “dirigere il traffico” fuori dal seggio istituito in un circolo del Pd. Qualcuno ha dedicato la mattina alla registrazione ma alle 13 è dovuto andar via: “È ora di pranzo, devo andar via: a che ora chiudono?”. Qualcuno rinuncia direttamente. Ma alle 20, fuori dai seggi c’è ancora qualche fila: “Votate tutti, state tranquilli”, spiega un altro volontario.
Quel (critico) voto dei “fuori sede”. Qualche problema e tanta confusione sul voto dei “fuori sede”. Studenti e lavoratori con diversa residenza hanno potuto votare dopo la registrazione via mail. Ma per chi non usa internet non è stato facile. Come far fronte a chi si è presentato al seggio per i “fuori sede” senza la mail stampata? “Lei non potrebbe votare. Aspetti il presidente dei seggio e vediamo che dice”, spiegava un volontario al gazebo-seggio improvvisato davanti all’ingresso dell’Università La Sapienza di Roma. C’è poi un nodo da migliorare: chi ha votato nel seggio dei “fuori sede” avrebbe potuto votare anche nel comune di residenza perché non è possibile per l’organizzazione incrociare i dati di iscrizione in quanto apposti su un registro cartaceo e non informatico.
Bersani vs. Renzi: le dichiarazioni. “Sono stra-contento. È stata una giornata magnifica. Queste primarie le ho volute aperte, vere. Chi vince è candidato premier dei progressisti, il governo lo decide lui”, spiega Bersani davanti alle telecamere nella tarda serata di ieri. “Abbiamo vinto nella stragrande maggioranza delle regioni rosse. Per tutti quelli che dicono che non sono di sinistra. Ora applaudiamo il vincitore di questo primo round, che non sono io, ma Bersani. Ora alle primarie si riparte 0 a 0”, è il commento di Renzi dopo il voto. “La polarizzazione mi ha penalizzato”, spiega invece Nichi Vendola. “Faccio i complimenti a Renzi e Bersani. Loro hanno goduto di un vantaggio: i gruppi editoriali hanno raccontato queste primarie come un congresso del Pd. Una falsificazione maliziosa”. Sia Vendola che Laura Puppato non danno per scontato l’appoggio per Bersani.
Il centro-destra applaude. Giorgia Meloni ha fatto visita nel seggio romano di via dei Giubbonari dove ha chiesto di poter assistere alle procedure per capire come sono state organizzate in vista delle probabili primarie del Pdl (la prima volta a destra). Guido Crosetto, altro candidato alle primarie del Pdl, plaude la partecipazione: “Sciapò al centro-sinistra e ai suoi elettori”.
La strategia di Berlusconi. “Il risultato era scontato. Ora si andrà al ballottaggio. Io tifo Renzi, ma vincerà Bersani”. Così Berlusconi, intervistato in tarda serata di ieri. Una mossa a sorpresa del Cavaliere che potrebbe depotenziare il sindaco di Firenze per le primarie di domenica prossima. Il rischio è quello di far apparire Renzi un uomo di destra e fargli perdere i voti a sinistra. L’eventuale vittoria di Bersani, infatti, permetterebbe a Berlusconi di avere di fronte il nemico di sempre – “i comunisti” – in modo da poter approcciare ad una campagna elettorale contro “la solita sinistra”.
Grillo abbaia. “Le primarie dei folli sono un bromuro sociale, un calmante, servono a dare al popolo l’illusione di decidere, a pagamento (partecipare costa due euro), il premier che salverà l’Italia dal baratro. Chiunque diventi premier per una notte, conterà come un soldo bucato”, spiega Beppe Grillo sul suo blog. “È una democrazia che vive di effetti speciali, con le carte truccate dove il banco vince sempre e perdono immancabilmente i cittadini”. Ancora più duri i commenti dei “grillini”, sempre sul blog dell’ex comico genovese: “Riesce difficile credere che quattro milioni di coglioni sono andati a scegliere una comparsa che poi un presidente della repubblica eletto da un parlamento di designati obbligherà a riconfermare un Monti le cui politiche da liberista analfabeta ci hanno portato alla bancarotta. Il dato in parte è falso: hanno votato i vecchietti e quelli che devono il lavoro ai politici. Che è come dire che i voti del centrosinistra stanno tutti lì”.
Cosa succederà domenica? Per ora Renzi sa di aver, a suo modo, vinto una sfida enorme. Sa che il 2 dicembre riuscirà comunque a mettersi in tasca il 40% dei voti degli elettori di centro-sinistra. Ma è vero, “domenica prossima si riparte da 0 a 0”. Sì, perché l’effetto dello scontro “faccia a faccia” sarà ancora più polarizzante e potrebbe permettere di ampliare la base elettorale. Domenica 2 dicembre si decide effettivamente chi sarà, con ogni probabilità, il premier nella prossima legislatura.
Twitter: @PaoloRibichini
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Grillo abbaia, giusto: un cane starebbe più attento alla logica dei discorsi…
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