Imu alla Chiesa, Monti scontenta tutti
Il Governo ha reso noto il regolamento attuativo per l’Imu sugli edifici commerciali della Chiesa. Dovranno pagare “tutte le attività”, ad esclusione di quelle “a titolo gratuito o con corrispettivo simbolico sottocosto”. E’ polemica: le scuole paritarie si dichiarano a rischio fallimento, minacciando 200mila licenziamenti. Per altri, invece, sarebbe un’esenzione ingiustificata, un ennesimo “favore” al Vaticano.
– SCUOLE CATTOLICHE IN RIVOLTA: “NOI NON PAGHIAMO L’IMU” <–LEGGI
– PERCHE’ LE SCUOLE CATTOLICHE SONO ENTI COMMERCIALI <–LEGGI
Le regole. L’Imposta municipale unica dovrà essere pagata da tutti gli enti di natura commerciale della Chiesa Cattolica. L’attività commerciale, afferma il testo, è esclusa solo in caso di “servizi a titolo gratuito” o sottocosto (ovvero erogati in cambio di un corrispettivo simbolico inferiore al costo effettivo del servizio). Sembrerebbe un criterio forte: tutte le attività che ottengono ricavi superiori ai costi e generano utili dovranno pagare la tassa sugli immobili. Ma non è così semplice.
Le contestazioni della Corte dei Conti. La prima contestazione concreta arriva dai giudici contabili. La Corte non ha formalmente bocciato il regolamento, ma ha riscontrato “forti criticità” da sanare immediatamente. Pena la bocciatura dell’intero testo. Il punto critico è proprio la definizione di attività commerciale: l’Europa ne ha adottata un’altra, che semplicemente parla di “beni e servizi offerti in un mercato”. A prescindere dell’entità di un corrispettivo, o della sua gratuità.
La tagliola europea. Il problema non è solo di parole. L’Italia rischia una multa da 2,5 miliardi di euro a Bruxelles per l’Ici non pagata dalla Chiesa (e dalle scuole ad essa collegate) dal 2006 ad oggi. Il motivo è semplice: si tratta di aiuti di Stato illegittimi. Se entro il 31 dicembre il governo non adotterà un regolamento convincente e in linea con le richieste europee, la multa potrebbe salire a 3,5 miliardi – non ce li possiamo davvero permettere.
Paritarie sul piede di guerra. Francesco Ciccimarra, portavoce dell’Agidae, lo dice chiaramente: “se tutte le scuole dovranno pagare l’Imu, chiuderanno“. Il motivo sarebbe lampante, per Ciccimarra: “nessuna scuola può fornire servizi gratuiti. I docenti vanno pagati, i locali anche. Se dovesse passare questa follia, dovremo chiudere almeno 6mila scuole e licenziare 200mila dipendenti” tra docenti e personale amministrativo.
Per altri, il regolamento è troppo generoso con il Vaticano. Ne argomenta Gianluigi Pellegrino su La Repubblica, spiegando che le regole di Monti esentano tutte le attività che ricoprono con le rette (o il ticket pagato dagli utenti) fino al 99,9% dei costi di gestione. Insomma, il cavillo per non pagare l’Imu ci sarebbe e annullerebbe l’uguaglianza tra enti ecclesiali e non.
-
Concordato anche come gentle agreement per non creare dominanze e recedenze
Comments