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Diritto di critica | December 22, 2024

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La Striscia di Gaza sotto il regime di Hamas. "A morte i collaborazionisti"

Sei uomini accusati di essere spie di Israele sono state giustiziate nel pomeriggio di martedì a Gaza. Le vittime sono state avvicinate in strada da alcuni membri delle forze di sicurezza di Hamas e dopo alcune domande sono immediatamente state accusate di spionaggio e trascinate a un incrocio nella zona nord di Gaza dove sono state giustiziate con colpi di arma da fuoco; il tutto sotto i cori di incitamento della popolazione. Come se non bastasse, dopo l’esecuzione, i corpi dei giustiziati sono stati incatenati a delle moto e trascinati per le strade di Gaza City; un chiaro monito per tutti i potenziali “collaborazionisti”.

Una prassi consolidata. Non è la prima volta che Hamas ricorre a questi metodi; all’inizio di aprile di quest’anno altri tre palestinesi erano stati giustiziati con la medesima accusa. Nel 2007 altre due esecuzioni suscitarono violente proteste da parte dei familiari delle vittime, i quali respinsero l’accusa di collaborazionismo.

Processi sommari. È indubbio che un’accusa andrebbe sempre dimostrata, che l’imputato dovrebbe avere diritto a un equo processo e alla possibilità di difendersi; in questo caso però bisogna usare il condizionale perché a Gaza non è così e lo dimostrano i fatti degli ultimi giorni. Le vittime, perché a questo punto stiamo parlando di vittime, sono state interrogate e immediatamente giustiziate; non è stata data loro la possibilità di difendersi, di dare la loro versione dei fatti.

Il regime di Hamas. Ma cosa intende Hamas per “collaborazionismo”? Coloro che spiano per Israele? Oppure include tutti coloro che si oppongono alla loro egemonia? I giustiziati erano veramente spie? Difficile sentire la loro opinione visto che Hamas ha sempre una gran fretta di eliminare gli accusati, forse proprio per evitare che questi parlino, che dicano ciò che non devono dire.

Contro i nemici politici. Hamas è finita al centro dell’attenzione dei media e delle organizzazioni per i diritti umani anche in altre occasioni, come nell’agosto 2007 quando, secondo fonti di Al Mezan, le milizie di Hamas assaltarono due matrimoni di membri di Fatah nella zona di Beit Hanoun, tentarono di investire con le jeep alcuni degli invitati, picchiarono ed arrestarono diverse persone.

Al potere con i brogli. Vi è poi la questione delle elezioni avvenute nel 2006; il partito sarebbe legalmente al potere in quanto vincitore, ma sulla validità delle votazioni restano molti dubbi anche a causa delle accuse di irregolarità da parte dell’ANP. Secondo l’Autorità Nazionale Palestinese i votanti di Hamas si sarebbero infatti recati più volte alle urne con documenti di parenti deceduti, in particolare nelle zone di Beit Lahia e Rafah.

Le conversioni forzate. Il partito islamista è stato inoltre più volte accusato di aver convertito con la forza diversi membri della comunità cristiana di Gaza, la quale rimase sconvolta dal rapimento e l’uccisione nell’ottobre 2007 di Rami Ayyad, proprietario della Palestinian Bible Society, l’unica libreria cristiana di Gaza. Quattro mesi più tardi una bomba esplose alla YMCA e il maggio successivo ne esplose un’altra alla scuola cristiana Rosary Sisters. Hamas ha sempre respinto le accuse legate agli attacchi ai cristiani e non sono mai state riscontrate prove evidenti del coinvolgimento dell’organizzazione: fatto sta che la comunità cristiana ha più volte lamentato l’indifferenza delle autorità e la carenza di appropriate indagini.

Chi rappresenta Hamas? A questo punto è fondamentale porsi una domanda: Hamas, acronimo di Ḥarakat al-Muqāwama al-Islāmiyya, (movimento islamico di resistenza) rappresenta realmente i palestinesi e i loro interessi? Oppure è soltanto l’ennesima lobby che ha tutto l’interesse a fare in modo che il conflitto tra palestinesi e israeliani si protragga in modo da poter continuare a spadroneggiare a Gaza autolegittimandosi come paladina della causa palestinese?

In conclusione credo sia doveroso tornare sulla “scena del delitto”, su quei corpi martoriati e trascinati dalle moto dei paladini di Hamas per tutta Gaza, un chiaro segno di disprezzo nei confronti della vita umana, a prescindere dalle responsabilità di questi uomini. Immagini che non avremmo mai voluto commentare.

Un gesto che molti musulmani considererebbero profondamente anti-islamico ed è curioso che un’organizzazione che si dichiara “islamista” non se ne sia resa conto; sorge spontaneo chiedersi se è veramente possibile negoziare con un’organizzazione del genere; essa rappresenta veramente la popolazione palestinese?

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