Quelle esecuzioni sommarie a Gaza, con i corpi trascinati dalle motociclette - Diritto di critica
Sei uomini accusati di essere spie di Israele sono stati giustiziati nel pomeriggio di ieri a Gaza. Le vittime sono state avvicinate in strada da alcuni membri delle forze di sicurezza di Hamas e dopo alcune domande sono immediatamente state accusate di spionaggio e trascinate a un incrocio nella zona nord di Gaza dove sono state giustiziate con colpi di arma da fuoco; il tutto sotto i cori di incitamento della popolazione. Come se non bastasse, dopo l’esecuzione, i loro corpi sono stati incatenati a delle moto e trascinati per le strade di Gaza City; un chiaro monito per tutti i potenziali “collaborazionisti”.
Non è la prima volta che Hamas – acronimo di Ḥarakat al-Muqāwama al-Islāmiyya, movimento islamico di resistenza – ricorre a tali metodi da sceneggiata medioevale; all’inizio di aprile di quest’anno altri tre palestinesi erano stati giustiziati con la stessa motivazione. Nel 2007 altre due esecuzioni suscitarono violente proteste da parte dei familiari delle vittime, i quali respinsero l’accusa di collaborazionismo.
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Giustiziati sul posto. E’ indubbio che un’accusa andrebbe sempre dimostrata, che l’imputato dovrebbe avere diritto a un equo processo e alla possibilità di difendersi; in questo caso però bisogna usare il condizionale perché a Gaza non è così e lo dimostrano i fatti di ieri. Le vittime, perché a questo punto stiamo parlando di vittime, sono state interrogate e immediatamente giustiziate; non è stata data loro la possibilità di difendersi, di dare la loro versione dei fatti né di portare prove.
Ma cosa intende Hamas per “collaborazionismo”? Coloro che spiano per Israele? Oppure include tutti coloro che si oppongono alla loro egemonia? I giustiziati erano veramente spie? Difficile sentire la loro opinione visto che Hamas ha sempre un gran fretta di eliminare gli accusati, forse proprio per evitare che questi parlino, che dicano ciò che non devono dire.
Una vecchia abitudine. Hamas è finita al centro dell’attenzione dei media e delle organizzazioni per i diritti umani anche in altre occasioni, come nell’agosto 2007 quando, secondo fonti di Al Mezan, le milizie assaltarono due matrimoni di membri di Fatah nella zona di Beit Hanoun, tentarono di investire con le jeep alcuni degli invitati, picchiarono ed arrestarono diverse persone.
L’accanimento contro i cristiani. Il partito islamista è stato inoltre più volte accusato di aver convertito con la forza diversi membri della comunità cristiana di Gaza, la quale rimase sconvolta dal rapimento e l’uccisione nell’ottobre 2007 di Rami Ayyad, proprietario della Palestinian Bible Society, l’unica libreria cristiana di Gaza. Quattro mesi più tardi una bomba esplose alla YMCA e il maggio successivo ne esplose un’altra alla scuola cristiana Rosary Sisters. Hamas ha sempre respinto le accuse legate agli attacchi ai cristiani e non sono mai state riscontrate prove evidenti del coinvolgimento dell’organizzazione: fatto sta che la comunità cristiana ha più volte lamentato l’indifferenza delle autorità e la carenza di appropriate indagini.
Brogli targati Hamas? Vi è poi la questione delle elezioni del 2006: il partito sarebbe legalmente al potere in quanto vincitore, ma sulla validità delle votazioni restano molti dubbi anche a causa delle accuse di irregolarità da parte dell’ANP. Secondo l’Autorità Nazionale Palestinese i votanti di Hamas si sarebbero infatti recati più volte alle urne con documenti di parenti deceduti, in particolare nelle zone di Beit Lahia e Rafah.
A questo punto è fondamentale porsi una domanda: Hamas rappresenta realmente i palestinesi e i loro interessi? Oppure è soltanto l’ennesima lobby che ha tutto l’interesse a fare in modo che il conflitto tra palestinesi e israeliani si protragga in modo da poter continuare a spadroneggiare a Gaza autolegittimandosi come paladina della causa palestinese?
In conclusione, è doveroso tornare sulla “scena del delitto”, su quei corpi martoriati e trascinati dalle moto dei paladini di Hamas per tutta Gaza, un chiaro segno di disprezzo nei confronti della vita umana, a prescindere dalle responsabilità di questi uomini. Immagini che non avremmo mai voluto commentare. Ma che – a differenza di quanto accaduto per le vittime uccise da Israele – con buona probabilità non raggiungeranno le prime pagine dei nostri quotidiani.
Un gesto che molti musulmani considererebbero profondamente anti-islamico ed è curioso che un’organizzazione che si dichiara “islamista” non se ne sia resa conto; sorge spontaneo chiedersi se è veramente possibile negoziare con un’organizzazione del genere; essa rappresenta veramente la popolazione palestinese?
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